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09 Set 2015

Mafia, le mani sugli autotrasporti. Gli Ercolano davanti al Gup

 

Sequestrando un tesoro del valore di 50milioni di euro

 

Lo scorso novembre i magistrati hanno azzerato la cupola degli autotrasportatori, eseguendo 23 arresti e sequestrando un tesoro del valore di 50milioni di euro. Undici imputati scelgono il rito abbreviato.

 

CATANIA - Autotrasporti e politica, l'inchiesta Caronte dei magistrati Antonino Fanara e Agata Santonocito è giunta a uno snodo importante, l'udienza preliminare. Lo scorso novembre i magistrati hanno azzerato la cupola degli autotrasportatori, eseguendo 23 arresti e sequestrando un tesoro del valore di 50milioni di euro.



LA POLITICA- Gli uomini del Ros, già nel procedimento Iblis, avevano incrociato alcune figure “chiave” dell'operazione Caronte, a partire da Francesco Caruso, immortalato durante un incontro con Alfio Aiello, fratello del capomafia di Catania arrestato nell'operazione Iblis per associazione mafiosa.



Nel 2006 Caruso era alla guida della sua moto con l'imprenditore e amico Giuseppe Scuto, quando è stato colpito da due proiettili esplosi da una calibro 38 da un sicario. I due non hanno mai nascosto la passione per la politica. Caruso e Scuto “intrattenevano , con disinvoltura – scrivono gli inquirenti – rapporti con mafiosi e politici, tra cui Cristaudo e Lombardo (entrambi coinvolti e condannati in primo grado per l’inchiesta Iblis)”. L'ex presidente della Regione ha replicato sottolineando la propria estraneità ad ogni tipo di coinvolgimento. Andrea Gianninò, legale insieme Giovanni Grasso di Caruso, è convinto dell'innocenza del proprio assistito, ha presentato ai magistrati una consulenza dalla quale si evincerebbe che “esiste una proporzione tra i beni posseduti e i redditi dichiarati dal mio assistito”, spiega Gianninò.



LE MANI DELLA MAFIA SUI TRASPORTI. Figura chiave è quella di Enzo Ercolano, figlio dello storico boss di Catania Pippo Ercolano, cognato di Nitto Santapaola. Per accrescere i propri affari “avrebbe utilizzato la forza intimidatrice” del suo cognome. Un potere creato – secondo gli investigatori – attraverso alleanze eccellenti della criminalità organizzata anche palermitana, e con imprenditori “presumibilmente collegati” alla mafia agrigentina e palermitana.

Cosa nostra sarebbe riuscita attraverso la creazione di consorzi ad incentrare il controllo anche per percepire il cosiddetto ecobonus. I due imprenditori affiliati non si sarebbero lasciata sfuggire questa occasione di guadagno ed avrebbero anche contattato amministratori e politici per accelerare le pratiche.

Il controllo delle vendite della carne sarebbe avvenuto, invece, tramite accordi e l’intestazione fittizia di alcune società all’imprenditore calabrese Giovanni Malavenda. Diretto il coinvolgimento di Vincenzo Aiello, il referente provinciale della cosca, e anche del fratello Alfio. I “picciotti” di Aiello avrebbero continuato ad operare anche dopo l’arresto del loro capo “intessendo rapporti con altri esponenti nell’organizzazione e impegnandosi anche in attività di estorsione e di controllo nella vendita di carne nella grande distribuzione”.



GRANDI APPALTI- L'operazione Caronte ha ricostruito tutti gli affari della cava guidata da Enzo Ercolano e gestita dall'azienda di famiglia C.o.p.p.

 

CENTRO SICILIA. La sabbia estratta ad Agnone bagni nella cava degli Ercolano è servita a costruire il Parco Commerciale La Tenutella oggi denominato Centro Sicilia. Enzo Ercolano ha fornito la Scarl Sant'Agostino che si era aggiudicata l'appalto per la costruzione del centro commerciale La Tenutella dagli imprenditori sardi Cualbu. I mezzi della Geotrans, colosso del settore degli autotrasporti degli Ercolano già sequestrato dal Ros e dalla Dia di Renato Panvino, entravano e uscivano dal cantiere trasportando gli inerti: un affare da quasi 2 milioni di euro. Il Ros ha intercettato i contatti tra Enzo Ercolano, Giuseppe Alì e il figlio Giovanni, titolari della Home Progetti srl, impresa consorziata alla Sant'Agoistino Scarl insieme a Industria e Costruzioni Spa di Michele Scuto, cugino del noto Sebastiano. Dalle intercettazioni emerge anche il ruolo attivo del boss Pippo Ercolano, che gestiva, nonostante la sorveglianza speciale, le forniture di materiali insieme al figlio Enzo. Leggi tutta la notizia

 

 

Fonte: LIVE SICILIA CATANIA

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