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21 Giu 2017

Porti, l’Italia torna a crescere

 

Il Mediterraneo incalza il Nord Europa.

 

I porti italiani hanno raggiunto, nell’ultimo anno, un traffico di 484 milioni di tonnellate movimentate: il valore più elevato dal 2009 (per arrivare più alti si deve risalire al 2008 : 509 milioni). Il traffico ro-ro (rotabili) ha, inoltre, sfiorato i 94 milioni di tonnellate; si tratta di un record, considerando gli ultimi 12 anni. Del resto, a livello mondiale, il trasporto marittimo ha superato per la prima volta la soglia dei 10 miliardi di tonnellate, di cui il Mediterraneo rappresenta ben il 20%. E per quanto riguarda i container l’area mediterranea sta guadagnano punti sul Nord Europa.

 

Questi dati che, insieme a molti altri, danno la misura della crescita sorprendente che si sta verificando nel Mediterraneo, dalla quale anche l’Italia trae beneficio, sono stati raccolti dal centro studi Srm (gruppo Intesa Sanpaolo) e inseriti nel rapporto Italian maritime economy, che sarà presentato oggi a Napoli.

 

Dall’analisi emerge, tra l’altro, come, per l’Italia si registrino, nell’ultimo quinquennio, intense crescite nel ro-ro e nelle autostrade del mare: «Aggregando i dati per Autorità di sistema portuale, ad esempio – si legge nel report - l’Adsp del Tirreno settentrionale (Livorno-Piombino, ndr) cresce del 55%, l’Adsp del Tirreno centrale (Napoli-Salerno, ndr) del 5%, l’Adsp Ligure occidentale (Genova-Savona) del 32% l’Adsp dell’Adriatico orientale (Trieste, ndr) del 58%».

 

Applicando una nuova metodologia di ricerca, ha spiegato, inoltre, Massimo Deandreis, direttore generale di Srm, quest’anno Srm ha utilizzato «un database di nuova creazione, con una serie storica comprendente oltre 800mila dati di posizioni navali che indicano, attraverso geo-rilevazioni, gli spostamenti di più di 800 navi portacontainer che navigano intorno al globo terrestre».

 

È così emerso che, «dal 2012 a oggi, la presenza di portacontainer nel Mediterraneo di dimensione superiore a 7mila teu è aumentata di oltre il 21%». Inoltre la presenza di grandi navi nei tre principali scali italiani per contenitori (Gioia Tauro – che fa transhipment – Genova e La Spezia) «è cresciuta complessivamente, dal 2012 a oggi, dell’86,4%». In particolare, «a Genova la presenza di portacontainer è raddoppiata (+99,4%)», nel periodo. Si tratta, però, di navi grandi che hanno sostituito quelle più piccole; infatti il traffico container in Italia risulta stabile, da anni, sui 9,5-10,5 milioni di teu (container da 20 piedi).

 

Nel Mediterraneo, invece, «la movimentazione di contenitori è cresciuta, nel periodo 1995-2016, del 430%» con i primi 30 porti dell’area che «hanno quasi raggiunto i 50 milioni di teu», quando, nel ’95, erano a 9,1 milioni. Nell’area ormai sono 17 i porti che hanno superato la soglia del milione di teu movimentati. E cresce anche «il ruolo degli scali del Mediterraneo rispetto al Nord Europa nel mercato containerizzato: dal 2008 a oggi il Nord perde 6 punti percentuali (quota di mercato attuale 41%) mentre il Med guadagna 5 punti (quota di mercato attuale 40%)».

 

Di questa crescita è attrice anche la Cina che «ha investito – spiega il report – in 6 porti del Mediterraneo e del Nord Europa, circa 4 miliardi di euro. La Cosco (la più grande shipping company cinese, ndr) realizzerà investimenti nel porto greco del Pireo per 1,5 miliardi di euro; ma sono interessati al programma anche porti del Nord-Europa e dell’East-Med (Israele e Turchia)». A fronte di tutto questo, quindi, l’Italia ha un'occasione in più: quella, sottolinea Deandreis, di «proporsi come punto strategico di imbarco e sbarco e come hub logistico per le silk ships, cioè le navi che percorrono la nuova Via della seta»; forte anche del fatto che la Cina «è uno dei nostri maggiori partner in termini di import-export marittimo, con un valore di interscambio, nel 2016, di oltre 27 miliardi di euro».

 

 

Fonte: IL SOLE 24 ORE

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