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13/02/2018

Treni merci per la Cina, progetto al palo

MORTARA - Il 28 novembre è partito dal polo logistico di Mortara il primo treno diretto in Cina, nei due mesi e mezzo successivi non ce ne sono stati altri. In sede di presentazione i gestori del polo logistico di Mortara avevano annunciato che serviva del tempo per mandare a regime il servizio, ma con il passare delle settimane sono emersi problemi che ora mettono in dubbio la regolarità del servizio.

 

La nuova Via della Seta, come era stata ribattezzato il collegamento su rotaia tra Mortara a Chengdu, avrebbe dovuto far partire dal polo logistico almeno tre coppie di treni a settimana, con l’obiettivo di arrivare per il 2020 a venti maxi convogli a settimana diretti nella metropoli di 14 milioni di abitanti. Il treno tocca Polonia, Bielorussia, Russia e Kazakistan ed è considerato concorrenziale, perché meno costoso dell’aereo e più rapido del trasporto via mare, visto che percorre 11mila chilometri in 18 giorni contro i due mesi delle navi cargo dirette ai porti europei. Il treno Mortara-Chengdu è nato dalla volontà dei cinesi di risolvere un problema di costi: i loro treni partono pieni di materiale per il mercato e le aziende europee, ma ripartono vuoti o quasi, quindi trovare merci europee da portare in Cina significherebbe tagliare i costi delle spedizioni. Allo stesso tempo il treno Mortara-Chengdu potrebbe tagliare i costi dell’export per le aziende pavesi intenzionate a espandersi nel mercato cinese. Per questa ragione il primo treno partito da Mortara è stato ripreso anche dai telegiornali nazionali, perché sembrava la riedizione tecnologica della Via della Seta di Marco Polo.



A distanza di settimane starebbero emergendo dei problemi. «Ci sono alcune aziende del territorio che ci hanno contattato per avere dettagli sulla spedizione di merci con il treno per la Cina, ma non siamo stati in grado di aiutarli, per responsabilità non nostre – spiega Carlo Bottarelli, direttore di Pavia Export. – Per noi sarebbe importante che questo collegamento decollasse, ma da sei mesi aspettiamo che i cinesi ci comunichino i costi del servizio, cioè quanti euro servono per spedire un container e se sono previsti sconti. Considerate che sulla tariffe via mare ci sono sconti negli ultimi giorni se l’armatore deve riempire una nave, quindi ce li aspettiamo anche per il treno. Inoltre ci sono problemi con la formazione dei convogli. I cinesi preferiscono le aziende in grado di spedire con regolarità container interi, perché più semplici da gestire, ma non sono queste le possibilità del nostro territorio. La maggior parte delle aziende pavesi non ha così tanti prodotti da spedire in Cina ogni settimana, quindi avrebbe bisogno di riempire i container anche con merci di altre società. Sembrano dettagli, ma complicano l’organizzazione della spedizione».



Secondo Bottarelli è anche difficile fare incontrare la domanda e l’offerta di prodotti. «I cinesi cercano dei poli logistici in Europa per spedire via treno soprattutto componenti per l’industria automobilistica, ma devono riempire i treni al ritorno per ridurre i costi – continua il direttore di Pavia Export. – Le aziende italiane sono attirate dalla Cina, ma molte non sanno quali prodotti interessino a quel mercato».



Secondo Bottarelli servirebbe l’intervento degli enti pubblici. «È necessario che chi ha l’autorità per farlo, organizzi un pool di specialisti che vada a Chengdu a trattare con gli importatori, per capire se i cinesi sono interessati ai nostri prodotti. In questo modo, sarebbe anche più semplice per le aziende italiane riempire il treno in partenza da Mortara. Penso che questo ruolo debba essere svolto da un ente pubblico, ma potrebbe ricoprirlo anche l’Unione industriali o la Fondazione Banca del Monte di Lombardia», ente che aveva finanziato la costruzione dell’interporto mortarese con 87 milioni di euro.

 

 

Fonte: LA PROVINCIA PAVESE