Print
Stampa

12/03/2018

Forlì Cesena , perse 300 aziende in 8 anni

CESENA - Il comparto dell’autotrasporto in provincia ha perso in meno di un decennio circa 300 aziende. Un calo vicino al 18%, che ha un colpevole su tutti: la concorrenza sleale di chi troppo spesso impiega autisti che percepiscono paghe da fame, che in qualche caso arrivano addirittura a 8 euro all’ora.

 

A lanciare un sos attraverso la campagna #stopdumping è Cna Fita Forlì-Cesena, che lancia un appello: «Il Governo e la politica devono bloccare il tentativo di apertura indiscriminata dei vettori esteri nel territorio nazionale, che praticano forme di concorrenza sleale nei confronti degli autotrasportatori italiani».

 

Ecatombe di aziende

 

Nel territorio provinciale si è passati dalle 1.653 aziende del 2010 alle 1.359 attuali. È un dato che pesa in modo particolare sull’economia cesenate, che storicamente aveva nella logistica uno dei suoi pilastri.

 

Ma la catastrofe è tangibile in tutta Italia. «Le imprese di autotrasporto italiane, che fino al 2008 avevano un ruolo importantissimo in Europa, hanno visto perdere competitività e capacità di aggredire il mercato del trasporto internazionale, assistendo, anno dopo anno, ad una vera e propria invasione. Ci sono operatori che stanno occupando importanti spazi nel mercato nazionale, attraverso forme di cabotaggio non sempre regolare e spesso effettuato dalle cosiddette imprese “esterovestite”, ossia imprese italiane che hanno de-localizzato la propria attività nei nuovi paesi emergenti dell’est. In questi giorni, a Bruxelles, con il dibattito sulle norme contenute nel pacchetto mobilità, si stanno determinando le sorti ed il futuro delle imprese di autotrasporto: per la sopravvivenza delle imprese di un comparto strategico come quello del trasporto e della logistica, è necessario che si adottino urgentemente misure in grado di arginare fenomeni distorsivi della concorrenza».

 

«Non si può non intervenire»

 

Daniele Battistini, presidente di Cna Fita Forlì-Cesena, lancia un avvertimento: «Non intervenire vuol dire mettere l’autotrasporto italiano nelle mani di altri: non possiamo competere con chi in nome della libera circolazione delle merci, esegue trasporti con un costo del lavoro di 8 euro all’ora, con costi di gestione generalmente più bassi e una tassazione favorevole. Senza dimenticarci delle conseguenze, in termini di sicurezza, legate a questa liberalizzazione selvaggia».

 

Queste sono le principali ragioni di una mobilitazione nazionale, che coinvolgerà anche l’autotrasporto locale, con l’obiettivo di difendere un settore importante anche dal punto di vista dell’occupazione.

 

 

Fonte: CORRIERE ROMAGNA