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27 Feb 2013
I punti deboli del sistema italiano: le infrastrutture, le normative, i controlli doganali. Se l'impegno europeo per il miglioramento è di lungo periodo, nel nostro paese è bene che si guardi anche al breve
di Oliviero Baccelli, vicedirettore del Certet Bocconi, il Centro di economia regionale, dei trasporti e del turismo
La crescita economica praticamente nulla dell'ultimo decennio, la riduzione di oltre il 25% della produzione industriale fra il 2007 e il 2012 e l'impennata del costo del petrolio (+20% fra l'agosto del 2011 e lo stesso periodo del 2012) hanno cambiato radicalmente i flussi di trasporti in Italia, con una contrazione generale e un indebolimento della posizione competitiva su scala internazionale. Nel settore autostradale, per esempio, i flussi dei veicoli pesanti del primo semestre del 2012 sono stati equivalenti a quelli del medesimo periodo del 2001, con una contrazione del 14% rispetto ai picchi del 2007.
Mentre nel segmento di traffico portuale più dinamico su scala mondiale, quello relativo ai container, nel periodo fra il 2007 e il 2011, i tre principali hub del Sud Italia hanno visto scendere i volumi da 4,76 a 3,52 milioni di TEU (-26%).
Nel medio periodo le prospettive nel settore merci sono molto diversificate fra aree e singoli nodi in quanto l'unico elemento positivo nel contesto economico sopra descritto deriva dallo sviluppo degli interscambi commerciali, che hanno superato i livelli pre-crisi del 2008 sia per i flussi verso l'Europa sia verso le principali aree del Mediterraneo (Turchia, Israele, Marocco). Tenendo conto che il 95% dell'export e il 75% dell'import è costituito da prodotti del settore manifatturiero in cui pochi punti di margine di impresa possono fare la differenza fra essere competitivi o essere fuori mercato, risulta fondamentale poter disporre di un sistema efficiente di infrastrutture, normative, regolamenti e modelli organizzativi nel settore dei trasporti e della logistica. Leggi tutta la notizia
Fonte: VIA SARFATTI 25