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09 Apr 2013

Cabotaggio: dibattito aperto in Europa

 

 

Il 1° luglio di quest'anno la Croazia diventerà il 28° Paese membro dell'Unione europea, avendo secondo Bruxelles le carte in regola per entrare a far parte della famiglia “comunitaria”. Per l'autotrasporto italiano l'ingresso di questo Stato assume una valenza tutta particolare, in considerazione della prossimità geografica e del rischio di fenomeni di concorrenza sleale che andrebbero ad aggravare una situazione già critica, specie in certe zone del nostro Paese.
L'Ue ritiene la legislazione croata oramai quasi tutta compatibile con le sue norme sull'autotrasporto. Per quanto riguarda l'accesso alla professione ad esempio, i trasportatori croati devono ottenere una licenza per eseguire viaggi nazionali o internazionali su strada con requisiti in linea con quelli comunitari. Anche per quanto riguarda la normativa sul tachigrafo, la Croazia già rispetta sostanzialmente il corpo di norme e sarà chiamata ad un preciso allineamento nel giro di pochi mesi. In termini di quota di mercato, il trasporto su strada rappresenta nel paese il 53,3% del trasporto totale di merci per circa 0,0102 miliardi di Ton/km. Anche aggiungendo il trasporto internazionale, il volume trasportato rappresenta appena lo 0,06% del totale nell'Ue.

Aziende di piccole dimensioni
La maggior parte delle aziende sono piccole (l'80% hanno meno di 6 dipendenti). Secondo gli ultimi dati rilevati, per i mezzi superiori alle 3,5 tonnellate che effettuano viaggi internazionali si parla di una flotta di 10.000 mezzi.
Il trasporto internazionale tra Croazia e Paesi Ue viene oramai eseguito in gran parte con veicoli di classe Euro più alta. Con le classi più basse (euro 0, I, 2) pare che siano effettuati viaggi solo in Paesi come Bosnia, Montenegro e Serbia. Il rinnovo della flotta segue un ciclo medio di 4-5 anni e negli ultimi anni il numero di Euro 4 / 5 è aumentato del 30%.
I costi totali del trasporto risultano più alti della Slovenia di una percentuale che va dal 15 al 25% e al 2007 il salario medio netto di un autista era di 707 euro al mese.
La flotta croata mostra di avere una dimensione davvero molto limitata e la struttura delle aziende secondo la Comunità europea non consente viaggi molto lunghi. L'azienda croata più grande possiede qualche centinaio di camion contro le due-tre migliaia degli operatori “comunitari” più grandi.

Come si colloca il cabotaggio?
A livello generale Ue il cabotaggio resta ad oggi un'attività quasi “residuale” essendo pari ad appena l'1,2% del totale delle attività di trasporto su strada. Il 2,2% delle attività di trasporto nazionale per conto terzi nei Paesi membri sono effettuati da veicoli immatricolati in un altro Stato.
La crescita delle attività di cabotaggio è stata più forte che quella di altri tipi di trasporto nazionale o internazionale (è cresciuta del 20% tra il 2008 e il 2011 [+0,3% nel 2011], mentre l'attività complessiva nel settore dei trasporti su strada è diminuita dell'8% tra il 2008 e il 2011). La Commissione europea riconosce che tale significativa crescita è dovuta in gran parte alla soppressione al 1° maggio 2009 di tutte le restrizioni speciali al cabotaggio, che fino a quel momento erano state imposte ai trasportatori dalla maggior parte dei 10 Stati membri di nuovo ingresso nell'Unione.
Cosa si prevede con un ulteriore allargamento ad Est (per adesso di un solo paese, ma poi potrebbe essere il turno della Serbia, fra 5-6 anni)? Da qui al 2015 le previsioni vedono un aumento del traffico verso il Centro Europa, attraverso l'Austria e poi la Germania (che , lo ricordiamo, è il “cabotatore” principale in Europa). Ma l'Italia? Secondo gli studi della Commissione europea la quota di cabotaggio che potrà essere eseguita dalla Croazia sarà davvero marginale e l'ingresso del Paese non creerà distorsioni nel mercato dell'autotrasporto.
Ancora una volta si può rilevare che l'Ue ragiona in termini di macro-aree, e che già in passato si è fatta “sfuggire” le conseguenze negative su zone transfrontaliere con Paesi dell'Est, come il caso del Friuli Venezia Giulia e del Nord Est.
Un argomento usato dalla Comuità europea è, ad esempio, il ridotto numero di mezzi rispetto ad altri Paesi occidentali (afferma che nel Paese sono registrati in totale al 2010 circa 157.000 veicoli, contro gli oltre quattro milioni e mezzo dell'Italia o i cinque della Francia). Ora, a parte il fatto che il dato aggrega tutti i tipi di veicoli commerciali, dai leggeri ai pesanti, e sia in conto terzi che in contro proprio, si potrebbe obiettare come la Slovenia ne abbia addirittura la metà - eppure è sotto gli occhi di tutti quello che sta avvenendo con i loro vettori.
In prospettiva, ci troviamo di fronte ad una tempistica quantomeno peculiare: la Commissione Ue presenterà la sua valutazione d'impatto sulla apertura o meno del cabotaggio nel primo trimestre di quest'anno. Quindi, se del caso potrà presentare la sua proposta legislativa a giugno, e a luglio entrerà la Croazia. Leggi tutta la notizia

Fonte: TIR LA RIVISTA DELL'AUTOTRASPORTO

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