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28 Ott 2013
L’affondo del presidente Petrogalli «Le tasse ci affossano e limitano». Uggè, leader nazionale, scandisce: «Rischiamo di scomparire».
Problemi ne hanno sempre avuti, anche quando le cose andavano bene. Il gasolio a prezzi senza riscontro in Europa, l’elevata pressione fiscale, l’abitudine dei committenti a non rispettare i tempi di pagamento, il cabotaggio e la concorrenza sleale dei vettori esteri, gli scarsi controlli sulle norme di sicurezza, il mancato rispetto dei costi minimi... hanno sempre tenuto gli autotrasportatori sotto una spada di Damocle. Ora che le cose dell’economia vanno male è ancora peggio. E le «tre erre» invocate l’anno scorso da Antonio Petrogalli non bastano più. Ieri mattina le 2.300 imprese bresciane associate a Fai (Federazione autotrasportatori italiani) si sono riunite alla Camera di commercio per l’assemblea annuale. E i nodi irrisolti sono emersi in tutta la loro drammaticità. Il presidente della sezione bresciana mette tutta la sua consueta passione nel denunciare i rischi incombenti sulla logistica bresciana e nazionale. Punta i piedi sui costi minimi da mantenere e sui controlli della sicurezza mai decollati davvero. Insiste sull’abolizione del Sistri, il sistema di tracciabilità dei rifiuti che «è solo un aggravio dei costi per le aziende», e via dicendo. Tuttavia sa che «riforme, regole e rispetto», le tre erre di un anno fa non bastano più. E ALLORA AGGIUNGE «tre i» che suonano come «innovare, informare, integrare», per combattere «ignoranza, indifferenza, invidia». Al di là dei 330 milioni confermati dalla Legge di stabilità per completare la riforma dell’autotrasporto (ma «vedremo come saranno distribuiti»), una questione su tutte arriva al pettine. Per ora la liberalizzazione del cabotaggio è sospesa, ma fra due anni le imprese del trasporto lavoreranno senza confini, Gli italiani potranno andare in Europa, e l’Europa potrà venire in Italia. Tanto con Petrogalli che con il presidente nazionale Paolo Uggè, Fai avverte che si potrà sopravvivere solo con innovazione, informazione e integrazione. Che per la categoria vogliono dire prima di tutto unità della rappresentanza e pensionamento delle tante sigle. «Chi ha costi inferiori di gasolio e personale ci farà scomparire - scandisce Uggè -, bisogna trovare il modo perchè tutti rispettino i costi minimi in comprimibili della sicurezza». E basta aggiungere che una prefettura ha chiesto alle imprese di produrre preventivi con percentuale a ribasso da applicare a quei costi minimi perchè la platea quasi insorga contro una burocrazia nemmeno in grado di applicare le norme.
I «camionisti» di Fai non minacciano di bloccare le merci, ma a determinate condizioni. Se il Senato approverà il Ddl che riduce il recupero di una parte dell’accisa sui carburanti, «il mattino dopo i nostri camion si fermeranno tutti - promette Uggè -, poiché quella è l’unica voce che ci consente di avvicinare i costi europei». E ci fossero solo i problemi nazionali. A Brescia Fai deve fare i conti con i divieti di attraversamento imposti da diversi comuni a macchia di leopardo, i divieti di circolazione regionali, l’aeroporto di Montichiari fermo al palo e l’intermodalità alla Piccola Velocità persa tra le nebbie. Petrogalli elenca tutto, insieme a qualche risultato ottenuto. L’assessore regionale al Commercio e terziario Alberto Cavalli testimonia lo slittamento al 2016 del divieto di circolazione dei Tir Euro 3. Mette sul piatto le Linee guida regionali ai comuni sulla regolamentazione del trasporto merci in aree urbane per evitare «l’estemporaneità» di certi provvedimenti dei sindaci. Aggiunge «la possibilità di ridurre del 50 per cento i tempi persi alla dogana di Malpensa.
Proprio sullo snelliemnto delle operazioni doganali «vera palla al piede», insiste il presidente del settore Trasporti Aib Luciano Dalè. Dopo undici anni di sportello doganale unico nei porti per accogliere e lavorare merci straniere in Italia, «ci sono ancora 68 operazioni che 19 enti devono fare su ogni container - incalza Uggè - con il risultato di miliardi persi e del 30 per cento delle merci destinate al Nord Italia sdoganato nel Nord Europa». Il presidente dell’Associazione artigiani Enrico Mattinzoli coglie l’appello all’unità. E con una critica neanche velata a Francesco Bettoni, parla di «operazioni camerali che non hanno fruttato nulla e hanno distolto risorse dall’abbattimento delle accise e dai finanziamenti a Confidi». Sono tanti i contributi all’assise annuale dei trasportatori bresciani. C’è la consapevolezza che il crollo del trasporto è la fine dell’economia.
Fonte: BRESCIA OGGI