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07 Mag 2014
L’assemblea degli autotrasportatori CNA Fita si è riunita nei giorni scorsi presso la sede di CNA Cremona in via Lucchini 105 per discutere degli argomenti che in questo periodo attanagliano il settore e lanciare un forte grido d’allarme. Gli autotrasportatori cremonesi hanno infatti gridato la loro forte preoccupazione sullo stato di salute delle imprese italiane, attanagliate da costi altissimi, fiscalizzazione e burocrazia alle stelle, stigmatizzando il forte distacco da parte di alcune associazioni di settore dalle reali esigenze delle imprese.
Alcune associazioni hanno abdicato al loro ruolo di rappresentanza e tutela, dando l’impressione di “essere più attente agli equilibri politici e di potere interno più che ai drammi ed ai problemi che stanno vivendo le aziende”. Ed intanto la situazione reale vede a Cremona cessare od essere cancellate altre 88 aziende.
L’assemblea della CNA Fita sostiene che sia necessario un cambiamento anche da parte dei partiti e del Governo con riferimento soprattutto al fatto che nessuno dice una parola sul fenomeno del Cabotaggio irregolare e sull’uso esasperato e spesso dubbioso del distacco di personale. I trasportatori italiani affermano di voler “rimanere in Italia e in Europa ma in regime di reciprocità delle regole”.
La politica deve prendere posizione soprattutto contro quei soggetti che invitano le nostre imprese a licenziare i dipendenti e trasferire le sedi nell’est europeo o assumere personale dell’est che costa il 50% in meno di un italiano.
“Il trasporto italiano è marginalizzato - affermano dalla CNA Fita - dalla costante e ingombrante presenza di stranieri ai quali è permesso quasi tutto (la statistica desolante dei controlli e delle sanzioni della polizia stradale ne è la drammatica conferma) mentre a noi Italiani spesso un minuto di guida in più o l’assenza della scheda di trasporto, responsabilità quasi sempre a carico del committente, ti costa il fermo del veicolo. Due pesi, due misure inaccettabili”.
A fronte della facoltà concessa ma spesso abusata alle aziende nate nei Paesi dell’Est o esterovestite che operano costantemente in Italia, di svolgere attività di trasporto applicando ai lavoratori i contratti, la contribuzione sociale e assicurativa dei Paesi in cui hanno sede legale, la CNA Fita chiede l’omogeneità fiscale, del costo del personale, del costo del gasolio e delle regole.
“Come assemblea di CNA Fita - concludono - chiediamo alla politica di farsi carico del disagio delle imprese e della montante disaffezione verso le espressioni della rappresentanza sia politica, che sindacale o imprenditoriale, consci però che solo la politica può intervenire per ristabilire il terreno di equità e di condizioni di partenza per una sana competizione industriale del settore sia in Italia che in Europa”.
Fonte: CNA FITA