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13 Mag 2016
Terminalisti portuali e spedizionieri si dicono preoccupati per le poche pese disponibili fuori dai porti, mentre la vigente normativa sulle pese regolamentari è inadeguata e vecchia. Porti rischiano la paralisi.
Dal prossimo luglio, mese dell'anno tradizionalmente contraddistinto da un elevato traffico di container in banchina, i porti italiani rischiano una vera e propria paralisi. Le associazioni di categoria del mondo dei trasporti lo sostengono da mesi e lo ripetono anche dopo che un Decreto Dirigenziale sul regolamento per la pesatura dei container è stato reso pubblico dal ministero dei Trasporti. In particolare, i commenti di Assiterminal (l'Associazione italiana dei terminalisti portuali) e Fedespedi (la Federazione nazionale delle imprese di spedizioni internazionali) sulla nota pubblicata dal dicastero di Graziano Delrio sono stati critici.
Assiterminal, per voce del suo presidente Marco Conforti, preferisce non commentare nel merito i contenuti della nota ma fa presente che "non è possibile sapere quali siano gli strumenti di pesatura regolamentari" e sottolinea inoltre "non sappiamo dove sono". Conforti intende porre l'accento sul fatto che nei porti e, soprattutto, fuori dai porti, ci sono troppo pochi strumenti per pesare i container e la definizione di quali siano le pese regolamentari è scritto in un decreto legislativo del 1992 (precisamente il n.517/1992).
Un decreto vecchio di oltre vent'anni, dove si parla al tempo stesso di strumenti per la determinazione della massa per il calcolo di un pedaggio, di pazienti (nella prassi medica) per ragioni di controllo, diagnosi e cura, di medicine su prescrizione in farmacia e determinazione delle masse in occasione delle analisi effettuate in laboratori medici e farmaceutici, di determinazione del prezzo in funzione della massa per la vendita diretta al pubblico e la confezione di pre-imballaggi. Insomma un enorme calderone nel quale indirettamente sono compresi anche i contenitori. Il numero uno di Assiterminal aggiunge: "Ciò che più preoccupa la nostra categoria è il rischio di congestionamento delle banchine portuali perché sappiamo essere molto pochi oggi gli strumenti in dotazione fuori dai porti".
Una sensazione condivisa anche dal presidente di Fedespedi, Roberto Alberti, che sperava in soglie di tolleranza maggiori ai 500 chili e afferma: "Sulla dotazione di sistemi di pesatura fuori dai porti il comparto è abbastanza in ritardo. Non va dimenticato che, con le nuove regole, anche la preparazione e l'inoltro dei container al terminal portuale dovrà avvenire con maggiore anticipo rispetto alla prassi recente, poiché i terminal avranno bisogno con anticipo le informazioni sulla massa lorda dei contenitori prima che venga effettuato il piano di carico della nave".
Alberti mette poi in evidenza anche un altro delicato aspetto relativo a quanto prescrivono i decreti 517/1992 e il 22/2007 a proposito di pesatura container: "Per come stanno le cose oggi, gli strumenti di pesatura definiti regolamentari sarebbero solo le pese a raso sia per i camion, sia per i vagoni ferroviari. Gli altri strumenti dinamici (reachstacker, gru transtainer e altri mezzi di sollevamento da piazzale) non sono compresi (fatta salva la tolleranza dei primi dodici mesi) perché non sono macchine progettate per la misurazione precisa delle merci che sollevano. Gli strumenti di pesatura servono puramente per questioni di sicurezza e per evitare ad esempio il ribaltamento del mezzo".
Questa situazione sembra dunque destinata a innescare con ogni probabilità una corsa da parte delle società attive nel comparto ad acquistare entro l'estate 2017 strumenti di pesatura o attrezzature di piazzale moderne in grado di rispettare la tolleranza consentita dal decreto dirigenziale n.447/2016. Leggi tutta la notizia
Fonte: TE - TRASPORTO EUROPA