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28 Mag 2018
GENOVA - Le Ferrovie investono sulla Via della Seta e scommettono su Genova. O almeno ci provano. L’interesse per un terminal nello scalo del capoluogo ligure è noto: in un’intervista al Secolo XIX/The MediTelegraph , Marco Gosso, l’ad di Mercitalia, la divisione cargo del gruppo Ferrovie, aveva annunciato la volontà di investire anche sulle banchine. Ora a dare man forte al progetto, sono arrivati anche due alleati: l’Autorità di sistema portuale guidata da Paolo Signorini e la Struttura di missione del ministero delle Infrastrutture e trasporti. C’è la convinzione che i traffici dalla Cina raggiungeranno soprattutto il Tirreno e che il porto di Genova sarà la banchina più adatta su cui investire: non tanto per i container che arriveranno direttamente dall’Asia (potrebbero valere sino a 2 milioni di teu), quanto perché il Tirreno sembra essere l’alternativa preferita ai porti del Nord Europa, soprattutto quando sarà completato il Terzo valico.
Nelle scorse settimane si sono intensificati anche gli incontri, con un occhio particolare alla politica estera. L’operazione punta ad un’alleanza tra le Ferrovie italiane e un operatore cinese per gestire banchina e trasporto delle merci su ferrovia. Così il progetto è stato presentato alla Farnesina e all’Ambasciata italiana in Cina; anche il sindaco di Genova Marco Bucci, in attesa di incontrare l’ambasciatore cinese in Italia, sarebbe stato coinvolto. Tutto è pronto, o quasi, per il viaggio a Pechino dei vertici di ferrovie, con Renato Mazzoncini e lo stesso Gosso pronti a volare in Asia. Ma l’operazione deve avere il via libera dal nuovo ministro, e non è solo un fatto di cortesia istituzionale. Il progetto nel frattempo sta andando avanti: Cosco, il colosso dello shipping cinese, sarebbe il nome sull’agenda. Nell’operazione potrebbero essere coinvolti anche fondi stranieri e più di uno avrebbe dimostrato disponibilità. Per passare alla fase concreta servirà però altro tempo e bisogna ancora scegliere il luogo dello sbarco: a Sampierdarena, magari entrando in società con un terminalista. Oppure a Pra’: il Vte fa gola a tutti, ma una trattativa con Psa sarebbe più complessa che con i genovesi, anche se Pechino e Singapore hanno un ottimo dialogo soprattutto sui porti. Confermano diverse fonti che il ruolo dei cinesi si è fatto fondamentale, dopo che Msc ha lasciato cadere il progetto. L’operazione era stata presentata a Genova lo scorso dicembre in occasione di un incontro fra Graziano Delrio e Gianluigi Aponte: una joint venture Msc – Mercitalia era tra i punti da realizzare, ma poi è tutto caduto.
I porti e l’Europa
Gli scali italiani ora «sono ad un bivio: o diventare, anche per il diritto europeo, vere e proprie autorità pubbliche centralizzate. Oppure ritornare a come erano stati pensati dalla legge 84/94 magari con una governance diversa». Maurizio Maresca fa parte del pool del ministero delle Infrastrutture e trasporti che sta dialogando con la Commissione europea per evitare che Bruxelles intimi ai porti italiani il pagamento dello tasse: «La lettera – spiega il professore – è pericolosa anche per un altro fattore: perché equipara i trasferimenti da Roma alle Authority ad aiuti di Stato che devono essere quindi notificati ed autorizzati». Leggi tutta la notizia
Fonte: THE MEDI TELEGRAPH