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18 Giu 2018

Toninelli e le grandi opere: ''La fine delle verifiche è vicina''

Danilo_Toninelli_INFRASTRUTTURE

 

"Tav e Pedemontana, stiamo finendo l’analisi costi-benefici".

 

VENEZIA - Le «relazioni pericolose» fra finanza e grandi opere riaccendono la miccia di nuove polemiche su Tav, Pedemontana e non solo. Ma servono anche ad imprimere un’accelerazione sul nodo infrastrutture.Venerdì, a dar fuoco alle polveri, nel corso della maxi fusione fra le Confindustrie di Padova e Treviso, è stata l’uscita dell’amministratore delegato di Intesa San Paolo, Carlo Messina: «Il territorio veneto non può crescere senza infrastrutture. E noi siamo pronti a investire, con la massima disponibilità». Anche se, specifica il ceo, non con interventi nel capitale. Tradotto, nessuna intenzione di diventare azionisti ma ben disponibili a erogare prestiti o supportare operazioni di architettura finanziaria come, tipicamente, quelle di un bond sul modello di quelli, recenti, di Cav e Pedemontana appunto. A supportare il forte interesse di Intesa sul Veneto ci pensano i numeri.

 

L'export

 

L’ufficio studi del gruppo bancario segnala che dal 2012 al 2017 l’export veneto è cresciuto del 20%, 3 punti più della Germania e 5 più della Francia. Numeri esorbitanti che rendono la scommessa sul territorio molto appetibile. A patto, però, che l’ulteriore sviluppo sia sostenuto da infrastrutture adeguate. Un annuncio tutt’altro che casuale quello di Messina nelle settimane roventi di assedio a Danilo Toninelli, ministro pentastellato alle Infrastrutture che ha annunciato un’ispezione su Tav, Pedemontana, Mose e anche sullo stato dell’arte delle bonifiche di Porto Marghera. Ed è proprio il ministro a commentare, ripetendo il mantra dell’analisi costi/benefici:«Prendiamo atto dell’interessamento di importanti soggetti finanziari, ma su Pedemontana Veneta e Tav Brescia-Padova è comunque in corso l’analisi costi-benefici per valutarne la sostenibilità effettiva dal punto di vista economico e ambientale». Una posizione monolitica che però si completa con un elemento in più: «Potremo dare i primi responsi nelle prossime settimane» dice Toninelli. Poche parole che, però, cambiano il quadro di uno psicodramma collettivo. Nelle scorse settimane la diffusione della firma contrattuale per il primo lotto Tav della Brescia-Verona aveva aperto un primo fronte all’interno del governo legastellato: il governatore Luca Zaia aveva commentato la notizia come «l’avvio di una rivoluzione per il Veneto», mentre il Movimento gridava a una poco ortodossa fuga in avanti.

 

Le infrastrutture

 

L’attrito fra gli alleati del governo «carioca» sulle infrastrutture si sente parecchio. «Intesa è libera di finanziare ciò che crede, - commenta secco Giovanni Endrizzi senatore padovano del M5S - ma i fondi pubblici andranno solo ad opere che abbiano requisiti di sostenibilità». La direzione naturale, invece, è dal «local» al «glocal», per il neo sottosegretario all’Agricoltura, il leghista Franco Manzato che venerdì ha seguito di persona la fusione delle due Confindustria: «Sui cantieri aperti non c’è nulla da fermare. Indipendentemente dai rapporti attuali, Europa e Russia saranno sempre più legate e i corridoi europei vanno portati avanti, punto. Stiamo parlando di aria fritta perché la globalizzazione è iniziata con le comunicazioni ma continuerà con lo spostamento fisico di merci e persone». Il senatore veneziano Andrea Ferrazzi, membro del direttivo nazionale del Pd attacca: «Voler bloccare la Tav significa andare contro tutte le politiche di riduzione delle emissioni. Pare che il M5S non sappia neppure che la Tav include il trasporto merci. Rischiamo che, alla fine, passi a nord delle Alpi. Così il treno l’avremmo perso davvero». La risposta arriva dalla veronese Francesca Businarolo, appena rieletta alla Camera col M5S: «La grande bugia dietro cui si nascondono in tanti è dire che le merci viaggeranno sulla Tav, non è così. E i piloni fra Verona e Vicenza metteranno a rischio contaminazione Pfas le falde. Se Intesa vuol finanziare nuovi collegamenti ferroviari fra il Catullo e Verone e potenziare la Verona-Rovigo, però, ben venga».

 

 

Fonte: CORRIERE DEL VENETO

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