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02 Lug 2018

Il metano per i motori di navi e camion arriva dai campi e rifiuti

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Un mercato da 15mila Tir.

 

Il carburante arriva non più dai giacimenti; invece arriva dalle bucce di pomodoro o dal letame degli allevamenti. Così sta cambiando già oggi il modo di produrre e consumare energia, e non è un’utopia velleitaria di un futuro da sognatori ma un investimento vero, da 50-80 milioni di euro sonanti, con cui la Snam e la Baker Hughes costruiranno insieme quattro impianti di raffreddamento e liquefazione del metano di origine agricola e biologica. E tra qualche anno i camion e le navi faranno il pieno di questo carburante che non arriva dalle perforazioni del sottosuolo.

 

Prima si fanno fermentare gli scarti agricoli o il fangaccio dei depuratori; e dalla fermentazione si ottiene metano. Gli italiani sono leader in queste tecnologie, che sono quelle dei colossali “bomboloni” verdi di biogas che da qualche anno compaiono nel profilo delle campagne. Poi il metano viene surgelato fino a 162 gradi sotto zero, e per il freddo perde le caratteristiche di gas e si liquefà come acqua fresca. Terza parte, il metano liquido riempie come fosse gasolio i serbatoi dei camion e i bunker delle navi, da bruciare nel motore al posto della solita nafta puzzolente. Zero giacimenti perforati, zero nuvole di fumo solforoso.

 

Non è ancora stato deciso in via definitiva dove saranno costruiti i quattro impianti per liquefare il metano ottenuto per fermentazione ma con ogni probabilità uno sarà in Friuli, uno nella Bassa Veronese, uno in Sicilia e uno in Italia Centrale.

 

Un mercato da 15mila Tir 


Si tratta dell’inizio, non l’anello conclusivo della catena di produzione, impianti piccoli ma simili per concezione ai colossali liquefattori che si trovano vicino ai giacimenti di metano in Africa Settentrionale o nel Golfo Persico, dove il metano viene raffreddato fino a diventare liquido e viene caricato sulle navi dirette ai mercati. Così anche i piccoli impianti di liquefazione di gas da fermentazione progettati dalla Snam e dalla Baker Hughes saranno vicini ai “giacimenti” biologici, ai luoghi di produzione del gas, cioè gli allevamenti agricoli e i latifondi. Ma c’è un mcercato? Oggi sulle strade (e autostrade) italiane girano non più di un migliaio di autocarri a gas che si riforniscono in 18 distributori di gas liquefatto. Il mercato potenziale è 15mila veicoli in una mezza dozzina d’anni.

 

Corrono i consumi di Gnl 


Secondo i dati presentati nei giorni scorsi dall’Assogasliquidi Federchimica, nel 2017 c’è stata una forte crescita della domanda di metano liquido, oggi proveniente dai giacimenti, pari a circa 30mila tonnellate, domanda che ha fatto registrare un aumento del 50% rispetto ai consumi del 2016. 
A fare da traino a questa crescita è stato il marcato sviluppo di tutta l’infrastruttura. Si registrano infatti 18 impianti di distribuzione di Gnlper autotrazione, triplicati negli ultimi tre anni, 10 depositi di Gnl a servizio di impianti di distribuzione metano compresso, 19 quelli a servizio di utenze off-grid e 2 depositi di Gnl a servizi di due reti canalizzate isolate.

 

L’auto elettrica, il camion a biogas

 
Molti parlano delle automobili elettriche, del futuro con batterie e chilowattora. Sicuramente per i veicoli leggeri l’elettricità è una prospettiva irrinunciabile. Diverso il caso dei veicoli pesanti. Per muovere sulla strada 25 tonnellate serve una potenza notevole. Le stime dicono che per ricaricare le batterie di un camion Tesla servirebbe l’elettricità di 4mila case. C’è chi progetta di posare fili elettrici lungo le autostrade, per dotare i camion del pantografo come i tram, i treni e i filobus. Oppure si ricorre al gas.
In questo caso i motori sono quelli convenzionali a cilindri e pistoni, ma il serbatoio è un “termos” isolato dal calore in modo da mantenere il metano alla temperatura di 162 gradi sotto zero alla quale rimane liquido.

 

L’accordo tra Snam e Baker Hughes 


La Snam e la Baker Hughes a GE company (quotata a Wall Street NYSE: BHGE) hanno firmato un accordo che intende sviluppare appunto le infrastrutture di micro-liquefazione del gas da destinare alla mobilità sostenibile nei trasporti pesanti su strada e per promuoverne l’uso navale. Gli impianti di micro-Gnl sarebbero i primi in Italia e tra i primi in Europa e potranno avere dimensioni simili a quelle di un campo da calcio. 
Esistono già alcuni impianti di liquefazione più ingombranti nei porti del Nord Europa, destinati ai grandi serbatoi delle navi, alimentati con metano estratto da giacimenti e importato tramite gasdotti. Ma non ci sono ancora liquefattori di dimensioni piccole adeguate a raffreddare e liquefare il metano rinnovabile di produzione locale.

La produzione annua complessiva dei quattro impianti sarà pari a circa 140mila tonnellate di metano di origine fossile o di provenienza biologica.
Il potenziale investimento previsto per i quattro impianti, in caso di esito positivo dello studio, è nell’ordine dei 50-80 milioni di euro nel corso dei prossimi anni. L'accordo prevede anche l'opportunità di sviluppare ulteriori infrastrutture di micro-liquefazione in Italia e all’estero. «Siamo pronti a portare le nostre competenze anche all’estero», conferma l’amministratore delegato della Snam, Marco Alverà. Aggiunge Lorenzo Simonelli, presidente e amministratore delegato della Baker Hughes: «Le fonti energetiche a ridotte emissioni di CO2 avranno un ruolo di primo piano nel consentire una transizione fluida verso un mix energetico più sostenibile». Leggi tutta la notizia

 

 

Fonte: IL SOLE 24 ORE

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