Cerca Aziende di:
03 Lug 2018
Se il 31 maggio una tonnellata di tubi costava 1000, il primo giugno costava 1250, quando di norma in precedenza in fase di negoziazione del prezzo si arrivava a trattare intorno ai 10-20 euro. Eppure, «tutti i nostri grandi clienti che esportano negli Stati Uniti hanno ricevuto immediata conferma di accettazione dei prezzi rialzati dal nuovo dazio al 25% sull’acciaio da parte degli acquirenti americani, senza dubbio alcuno. Sono alquanto perplesso per quello che sta accadendo». Secondo Sergio Mazzucchelli, socio della società bergamasca Zaninoni, che da quasi 40 anni organizza spedizioni in tutto il mondo e che è specializzata nel settore siderurgico, questa subitanea disponibilità a sobbarcarsi i rincari sull’import di acciaio da parte delle aziende statunitensi «è un chiaro indice della situazione non rosea per quel che concerne la reperibilità di materie prime negli USA, che si riflette sulle aziende utilizzatrici».
Per il momento, quindi, per quel che riguarda le commodity siderurgiche (in modo specifico barre e tubi d’acciaio), l’introduzione negli USA di dazi al 25% sull’acciaio sembra non aver sconvolto le spedizioni internazionali verso il continente americano. «La situazione – secondo Mazzucchelli – è meno drammatica di quanto ci attendevamo». Il portafoglio ordini è buono per tutto il resto dell’anno per Zaninoni, per cui il mercato statunitense copre il 25-30% delle spedizioni: «Siamo in una posizione di stabilità. I nostri clienti hanno mantenuto il volume di ordini e le acciaierie sono in un momento favorevole, grazie anche al rafforzato consolidamento del dollaro».
Nei primi 6 mesi del 2018, il fatturato di Zaninoni è cresciuto di circa il 25-30% rispetto allo scorso anno. Non il riflesso di una netta ripartenza del mercato reale, secondo Mazzucchelli, quanto piuttosto l’effetto del buon portafoglio ordini della società di spedizioni, grazie soprattutto ad alcune commesse in esportazione nel campo dell’impiantistica per il settore petrolchimico e similari, destinate a paesi extra Cee.
Una congiuntura che non basta però a cancellare la preoccupazione per una generalizzata chiusura dei mercati, che rischierebbe di penalizzare soprattutto l’Italia, Paese povero di materie prime. Da un lato, nuove direzioni nella triangolazione dei flussi commerciali di acciaiosarebbero pronte a nascere: «Quando hanno bloccato la Cina, è ripartita l’India, per esempio. Le spedizioni – ha spiegato Mazzucchelli - partiranno da Paesi fuori dalla salvaguardia Ue. Anche se, rispetto al passato, sarà sempre più difficile, per via dei controlli divenuti più efficaci e semplici grazie alla tecnologia». Dall’altro lato, il protezionismo globale taglierà alcuni importanti legami commerciali. «Abbiamo molto lavoro sull’Iran, soprattutto per quel che riguarda gli impianti, ma lo scenario è incerto dopo il nuovo “diktat” di Trump. I nostri clienti stanno puntando a concludere i rispettivi progetti entro settembre-ottobre, perché non si può sapere cosa accadrà da novembre», mese entro il quale gli USA hanno chiesto cessino gli acquisti di petrolio dal Paese mediorientale.
Fonte: SIDERWEB