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18 Lug 2018
GENOVA - È una prova di forza, ma il governo sembra deciso: la fusione tra Anas e Ferrovie deve saltare.
L’operazione è concepita come un blitz in cui i tempi sono scanditi dalla fretta di arrivare prima della convocazione dell’assemblea di Fs prevista per giovedì prossimo, quella che avrebbe deciso il rinnovo del consiglio di amministrazione e la nuova governance del colosso statale voluto dal governo Gentiloni. Strade e binari non saranno gestiti dalla stessa società: «Siamo convinti che la fusione non sia inevitabile e questo governo non è favorevole all’accorpamento», spiega il sottosegretario ai Trasporti, Edoardo Rixi. «Crediamo – aggiunge – che le due società debbano restare divise perché hanno ruoli e compiti differenti. I servizi – sottolinea Rixi - sono prioritari: Fs deve occuparsi dello sviluppo del trasporto passeggeri e della movimentazione delle merci, mentre Anas deve focalizzare le proprie energie sulla gestione e sulla manutenzione della rete stradale».
Per riuscire a dividere le due aziende, il cui percorso avrebbe dovuto essere finalizzato proprio nell’assemblea, il governo farà ricorso alle “disposizioni per il riordino della dirigenza statale” scritte nel 2002 da Franco Frattini, allora ministro della Funzione pubblica. Il nuovo governo ha infatti sei mesi di tempo dalla data del voto di fiducia per revocare gli incarichi nelle società partecipate o controllate. È l’arma per scalzare prima della settimana prossima il consiglio di amministrazione di Ferrovie e lo confermano al Secolo XIX-the MediTelegraph due fonti dell’esecutivo.
REGIA DI SALVINI
È la Lega a guidare l’operazione. L’ordine di scuderia l’avrebbe impartito il vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini che ha affidato il dossier ai due sottosegretari ai Trasporti del Carroccio: Edoardo Rixi e Armando Siri. Sono i due liguri, vicinissimi al segretario, a stabilire la strategia, sia sul fronte aziendale che su quello politico. L’identità di vedute con i Movimento 5 Stelle sul tema delle infrastrutture è ai minimi, anche per la preoccupazione che le imprese del Nord manifestano sul completamento delle grandi opere. Nel mirino poi c’è la grande corsa alle nomine. La sorte dell’amministratore delegato del gruppo Ferrovie sembrava già segnata e sia la Lega che M5S hanno pronti i nomi per la sostituzione. Favorito sarebbe Beppe Bonomi, spinto proprio dal Carroccio e che nella composizione delle liste del governo sembrava destinato ad occupare la poltrona finita poi al pentastellato Danilo Toninelli. Il banco di prova delle Ferrovie stabilirà i rapporti di forza tra i due alleati di governo. I grillini per quel ruolo vedrebbero bene Stefano Donnarumma, l’ad di Acea che sino a poco tempo fa guidava la multiutility romana in tandem con Luca Lanzalone, il presidente finito ai domiciliari. Leggi tutta la notizia
Fonte: THE MEDI TELEGRAPH