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26 Lug 2018

Toninelli azzera il cda di Fs

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Danilo Toninelli, ministro delle Infrastrutture e dei trasporti: «Dobbiamo chiudere con il passato».

 

«Ho appena firmato la decadenza dell’intero cda di Fs per chiudere con il passato». L’annuncio è stato dato dal ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Danilo Toninelli, su Facebook. «Siamo il governo del cambiamento», si legge nel post, «e pensiamo che non esista attività industriale, soprattutto se prodotta al servizio dei cittadini, che non abbia un risvolto etico. Ora la barra si sposta sui treni regionali e sui pendolari in termini di sicurezza e di qualità dei loro spostamenti. E in tutto questo la `cura del ferro´ ha un ruolo fondamentale». Il ministro ha inviato una lettera per chiedere una «convocazione d’urgenza dell’assemblea dei soci per il rinnovo del cda» entro il 31 luglio. Secondo alcune fonti del ministero, però, la decisione di azzerare il board dei Fs «non sarebbe dovuta alla brama di « occupazione di poltrone, ma è il cda che ha in qualche modo costretto, con le sue prese di posizione, il governo a questo tipo di provvedimento».

 

Fs-Anas: «Nessun motivo per tenerle insieme»
Il ministro Toninelli, parlando poi dell’operazione Fs Anas, ha aggiunto: «Penso che la decisione sia presa: ci manca ancora qualche dato scientifico, qualche studio dai tecnici, ma non c’è alcun motivo per tenerle insieme».

 

Un verminaio di sprechi
«Sono entrato in questo ministero e vi confesso che su molte infrastrutture mi son trovato a mettere le mani in un verminaio di sprechi, connivenze corruttive, appalti pilotati, varianti in corso d’opera che hanno fatto esplodere i costi negli anni. È per questo che abbiamo avviato una seria revisione progettuale su queste infrastrutture. Perché non si può più fare a meno di una rigorosa analisi costi-benefici. E anche sulla Torino-Lione, come abbiamo sempre detto, saranno gli impatti ambientali, sociali ed economici a dirci se ha senso o meno portare avanti un’opera nata male». Lo scrive Toninelli in un post sul blog M5S. «Rifarsi al Contratto di governo significa voler ridiscutere integralmente l’infrastruttura in applicazione dell’accordo con la Francia. Senza preclusioni ideologiche, ma senza subire il ricatto che ci piove in testa e che scaturisce dalle scandalose scelte precedenti», sottolinea il ministro. «Quando studio dossier come quello della Tav Torino-Lione, non posso che provare rabbia e disgusto per come sono stati sprecati i soldi dei cittadini italiani. È stato enorme lo sperpero di danaro pubblico per favorire i soliti potentati, certe cricche politico-economiche e persino la criminalità organizzata».

 

I costi
«Se non lo sapete già, vi dico che la parte internazionale della Torino-Lione in teoria dovrebbe costare complessivamente 9,6 miliardi, suddivisi fra Unione europea al 40%, Italia al 35% e Francia al 25%. Qualcosa, per la verità, si è provato a risparmiare, ma già nel 2007 c’erano importanti economisti e Centri studi che prevedevano una spesa finale tra i 17 e i 20 miliardi di euro. Certificati poi dalla Corte dei Conti francese che, nell’agosto del 2012, indicò la colossale cifra di 26,1 miliardi, citando le ultime stime del Tesoro transalpino. Una enormità!» spiega il ministro. «A seguito dei primi accordi, il costo dell’opera risultò particolarmente gravoso per il nostro Paese, malgrado insistano sull’Italia soltanto 12,5 chilometri dei 57,5 del tunnel di base del Moncenisio. Uno degli aspetti più scandalosi sta proprio lì: i nostri governanti del tempo, stiamo parlando dei primissimi anni Duemila, decisero di accollarsi la parte maggiore delle spese per convincere la Francia, che era giustamente riluttante rispetto alla costruzione dell’opera. Anche perché negli ultimi venti anni lo scambio di merci tra Italia e Francia ha avuto una discesa costante», ricorda ancora il ministro.

 

 

Fonte: CORRIERE DELLA SERA - ROMA

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