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11 Set 2018
Arriva dalla Commissione europea l’allarme per l’aumento del traffico di camion sulle strade dell’arco alpino. Solo la Svizzera risulta il Paese più virtuoso che, con la costruzione dei nuovi tunnel, è riuscito ad abbattere il traffico su gomma, in favore di quello ferroviario, più ecologico, meno pericoloso e meno costoso, se bene gestito. Intanto il tema della costruzione del tunnel di base, anche sul Fréjus, che collega il Piemonte con la Francia, continua a preoccupare l’Osservatorio per l’asse ferroviario Torino-Lione. E dopo il crollo del ponte Morandi a Genova i flussi del traffico dei camion cominceranno a spostarsi sul basso Piemonte: come si gestiranno?
I valichi
I numeri del trasporto merci su gomma, secondo l’Osservatorio della Commissione Europea sul traffico alpino 2017 sono saliti in tutti i valichi delle Alpi. Il problema è rappresentato dagli 11 milioni di camion sulle Alpi e dai 3 milioni di passaggi tra Italia e Francia, di cui 740mila solo dal Fréjus. I dati mostrano che la quantità di merci trasportate sulle Alpi ha raggiunto un nuovo record di 216,2 milioni di tonnellate, il 3,3% in più rispetto al 2016. Anche il numero di veicoli pesanti che attraversano le montagne del Nord Italia su strada ha raggiunto un nuovo primato: 10,9 milioni, il 4,3% in più rispetto all’anno precedente. Sui valichi della Svizzera, invece, il numero di automezzi pesanti è diminuito del -2,1% (a circa 950mila, un nuovo minimo storico negli ultimi 20 anni), mentre verso la Francia è cresciuto del +3,7% e in Austria del +5,5%. Per la prima volta, oltre 7 milioni di autocarri hanno attraversato le Alpi austriache, di cui 2,3 milioni sul Brennero. In Svizzera, le politiche governative (raggiunte attraverso il consenso della popolazione) hanno permesso di investire nella costruzione di tre nuovi tunnel: il Loetschberg e il Gottardo già terminati; e il Ceneri che sarà ultimato per il 2020. Sono infrastrutture che hanno consentito di invertire la proporzione del traffico gomma- ferro, arrivando a gestire il 70% dei transiti attraverso la rete ferroviaria e solo il 30% su strada. Mentre in Austria il trasporto su rotaia arriva solo al 30% e in Francia è stabile al 7,7%.
La Torino-Fréjus
Se si guardano i dati di Sitaf relativi alla Torino-Fréjus, aggiornati ad agosto, si noterà un aumento consistente dei numeri, il 10% in più rispetto all’anno 2017, a fronte di un incremento del +4% del biennio precedente. La tendenza, dunque, è di crescita continua e senza politiche adeguate i volumi di traffico su quella direttrice seguiteranno a salire. «Una delle condizioni da creare — spiega Giancarlo Bertalero, esperto di traffico transalpino e consulente per l’Italia Alpine Traffic Observatory della Commissione europea — è la costruzione di tunnel ferroviari che permettono di abbassare i costi di trasporto su rotaia per le aziende. Il traffico di Ventimiglia attrae il flusso strada da e verso la Francia e la penisola Iberica, perché più economica. Qui infatti non c’è il pagamento del pedaggio del tunnel che costa circa 300 euro. E le aziende scelgono di risparmiare-. Se voglio trasportare questo prodotto con il treno oggi è più complesso e costoso, perché bisogna fare tutto il processo di multimodalità».
Il dopo Genova
Ma il crollo del ponte Morandi di Genova probabilmente costringerà a modificare le rotte verso il basso Piemonte, attraverso il Maddalena in Valle Stura da Cuneo o sul Fréjus. «Dopo Genova — chiarisce Bertalero — non so se i camion continueranno a passare da Ventimiglia o si sposteranno più a Nord. Da qualche parte comunque passeranno. Chi gestirà il cambio di flussi? Dovrebbero preoccuparsi gli abitanti delle valli Stura e Susa, che vedranno transitare molti più mezzi, sia alla luce dell’aumento dei passaggi, come si vede dai dati dell’Osservatorio, sia per questa opzione di cambio di tragitto».
Ecotasse
I tunnel non sono l’unica soluzione, a questa si devono aggiungere incentivi e multe, come vuole fare il sindaco di Nizza, introducendo un pedaggio, un’ecotassa, per dissuadere il passaggio di camion inquinanti. Peraltro il balzello è già attivo in molti Paesi europei e nella virtuosa Svizzera. «Poi — continua Bertalero — bisogna agire sugli incentivi, per far sì che la merce passi dalla strada alla ferrovia. Leggi tutta la notizia
Fonte: CORRIERE TORINO