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28 Set 2018
Il Porto di Genova non è un porto qualsiasi. È uno dei motori di sviluppo più importanti del nostro Paese, mette in moto una occupazione che secondo Nomisma arriva a 90.000 unità, tra diretti e indiretti, di cui 16.000 nel solo Piemonte. Un porto che genera 6 miliardi di entrate fiscali per le Casse dello Stato, una ricchezza di cui il Bilancio dello Stato ha assoluto bisogno.
Il drammatico crollo del Ponte Morandi limita e crea difficoltà a una azienda, il porto che equivale a tutti gli stabilimenti FIAT del nostro Paese, ma il porto serve l’import e l’export di tutta la Manifattura del Nord Italia.
Il danno creato genera difficoltà al nostro sistema trasportistico ma anche alla nostra Manifattura.
Rifare il Ponte Morandi pertanto è una urgenza nazionale non di Genova.
Se il porto di Genova perde traffici una parte verrà acquisita da Marsiglia o dai porti del Nord Europa, a danno del nostro lavoro.
È difficile capire questo?
Spiace che ci siano voluti 45 giorni per fare un Decreto così inadeguato.
Se nei giorni del crollo del Ponte i Vigili del Fuoco furono gli Eroi che rappresentavano la parte migliore del Paese oggi un ruolo importantissimo lo svolgono le imprese portuali e di trasporto genovesi perché stanno facendo salti mortali perché l’aumento dei tempi di trasporto non generi maggiori costi me i committenti manufatturieri.
Ecco perché il Decreto deve prevedere interventi maggiori per gli operatori portuali e le aziende di trasporto che operano nel porto di Genova.
La vicenda del Ponte Morandi rende ancora più urgente la costruzione del Terzo Valico e della TAV. Le infrastrutture autostradali del nostro Paese fanno sempre più fatica a reggere l’aumento del traffico merci e passeggeri.
Bartolomeo GIACHINO
Presidente Saimare Spa