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04 Dic 2018

3000 Si e un manifesto, da Torino una sveglia al governo

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Dagli industriali ai commercianti parte la riscossa del mondo produttivo a favore di Tav e Grandi Opere.

 

Dodici associazioni d'impresa, che complessivamente rappresentano 13 milioni di lavoratori e oltre il 65% del Pil, dopo le manifestazioni in piazza hanno deciso di sottoscrivere un manifesto da inviare al governo per chiedere il rilancio degli investimenti infrastrutturali e soprattutto la realizzazione dell'Alta velocità Torino-Lione: "Sarebbe inconcepibile – scrivono - fermare i cantieri delle Grandi Opere. Bloccare l'opera costerebbe più che realizzarla. La Tav è un'opportunità di crescita per l'Italia".

 

Il capo dei "ribelli" è Vincenzo Boccia, il numero uno di Confindustria, che dal palco delle Ogr, le ex Grandi Officine Riparazioni di Torino, dove si riparavano i treni dalla metà dell'800, invita il premier Giuseppe Conte a dimettersi se non convincerà Luigi Di Maio e Matteo Salvini a fare un passo indietro sulla manovra "rinunciando a due miliardi ciascuno". Se ciò non avverrà l'Italia andrà verso la procedura di inflazione. Poi dice al governo: "La stagione degli alibi è finita. Se siamo qui è perché la nostra pazienza è arrivata al limite. Il messaggio è chiaro sì alla Tav Torino-Lione, perché le infrastrutture sono un'idea di società, includono, sono un'idea di visione del Paese, centrale tra Europa e Mediterraneo, aperta a est e a ovest".

 

È questo l'urlo di tremila imprenditori non solo di Confindustria ma anche di Casartigiani, Ance, Confapi, Confesercenti, Confagricoltura, Legacoop, Confartigianato, Confcooperative, Confcommercio, Cna e Agci, arrivati da tutta Italia a Torino, città simbolo. Ma viene sottolineato più e più volte durante l'incontro che la questione è nazionale, non è locale per questo Boccia è molto critico nei confronti del governo che ha deciso di convocare per il 5 dicembre solo i rappresentanti locali delle imprese e - spiega il presidente di Confindustria - "questo la dice lunga sulla visione logistica di questo esecutivo".

 

Nel documento di tre pagine da presentare al premier Giuseppe Conte viene ribadito che "le Imprese Italiane sostengono da sempre l'importanza dei Corridoi Europei e delle Grandi Opere che li realizzano, in quanto una grande Rete Comune di infrastrutture logistiche e di trasporto è uno strumento essenziale per l'integrazione economica e sociale dell'Unione e nell'Unione Europea. Le Grandi Opere sono essenziali ad un efficace rilancio della nostra politica infrastrutturale basato su sostenibilità e competitività". E poi ancora: "I Corridoi Europei e le connessioni rappresentano la struttura portante sulla quale si è costruita, nel tempo, una strategia infrastrutturale e logistica capace di sfruttare la centralità dell'Italia negli scambi euro-mediterranei e le sue straordinarie opportunità di sviluppo, in un contesto economico sempre più orientato alla globalizzazione degli scambi e alla competitività internazionale".

 

Quindi vengono elencate le grandi opere da realizzare: Torino-Lione, Brennero, Terzo Valico, Brescia-Padova 2, Pedemontane Veneta e Lombarda, Direttrici Tirrenica e Adriatica NordSud. Le principali ragioni a sostegno della loro realizzazione riguardano: l'integrazione economica del nostro Paese su scala soprattutto europea, nella quale si sviluppa quasi il 60% dell'export e dell'import italiano, cioè quasi 500 miliardi di euro su 850 che passano attraverso le Alpi! La promozione di un sistema dei trasporti centrato su sostenibilità e intermodalità, con una maggiore quota di trasporto su ferro sulle lunghe distanze, più economico, più rapido, più sicuro e più sostenibile, la crescita economica e le migliaia di nuovi posti di lavoro che derivano da investimenti ad alta redditività non solo nella fase di cantiere, ma anche a regime, perché connettono il nostro Paese con l'Europa e col Mondo, offrono agli operatori economici accessi più agevoli ai mercati di riferimento, migliorandone efficienza e competitività, e rendono il Sistema Paese più competitivo e attrattivo per gli investitori internazionali e i flussi turistici.

 

"Per tutte queste ragioni – si legge - la vera posta in gioco sulla Torino-Lione e sulle altre Grandi Opere Strategiche è soprattutto la realizzazione di una grande opportunità di crescita per l'Italia, una leva per una trasformazione economica e sociale in grado di aumentare la qualità dello sviluppo e di garantire il benessere delle future generazioni. Vogliamo e sogniamo un'Italia protagonista, forte e competitiva, con un ruolo centrale e non periferico in Europa e nel Mondo".

 

Durante l'incontro delle imprese vengono anche elencati i costi. La quota di finanziamento più rilevante per coprire il costo della sezione transfrontaliera sarà a carico dell'Unione Europea, disposta ad aumentare il proprio contributo dall'attuale 40% al 50%, e quella a carico dello Stato Italiano è già stata tutta impegnata programmaticamente e non avrebbe impatti negativi sui saldi di finanza pubblica. A conti fatti, completare la Torino-Lione costerebbe meno che non realizzarla, a causa della restituzione dei finanziamenti ricevuti, della perdita di opere già realizzate non più utilizzabili, dei costi della rescissione di contratti già sottoscritti e di quelli per la messa in sicurezza, il ripristino del territorio allo status quo ante e l'adeguamento, comunque parziale, dell'attuale Linea Ferroviaria Storica rispetto agli standard europei.

 

Senza la Torino-Lione il trasporto di merci su tutto il Versante Ovest dell'Arco Alpino diventerebbe meno competitivo e più costoso, con impatti negativi sugli scambi con tutti i Paesi collegati dal Corridoio Mediterraneo (Francia, Spagna, Portogallo, Isole Britanniche, Belgio e Lussemburgo), attualmente pari a 205 miliardi di euro (di cui 81 miliardi solo con la Francia). Al 2030 si ridurrebbe il transito stradale di quasi 1.000.000 veicoli pesanti l'anno, con una riduzione di emissioni inquinanti stimate in 3 milioni di tonnellate equivalenti di CO2, pari a quelle di una città di 300.000 abitanti. Perché l'entrata in funzione della Torino-Lione è in grado di avvicinare l'Italia all'Europa, collegando Milano a Parigi in 4 ore e mezza, a Barcellona in 6 ore, a Londra in 7 ore, con importanti impatti positivi per tutta la filiera turistica. Perché il progetto, nel periodo più intenso di costruzione 2020-2027, può stimolare, direttamente e indirettamente, una crescita economica di 11,3 miliardi di euro che, al netto dei costi di investimento, equivale a quasi 1 miliardo l'anno, con un'occupazione aggiuntiva di circa 5.000 unità l'anno.

 

Infine "infrastrutture come la Torino-Lione, con i loro contenuti di tecnologia e innovazione, di efficienza e sicurezza, sono investimenti in grado di generare crescita e occupazione nel medio lungo periodo, aumentando la produttività totale dell'intera economia nazionale e il benessere della collettività. Perché di tutto questo è convinta la maggioranza del Paese, che per quasi il 60% è favorevole alla Torino-Lione e alle altre Grandi Opere Strategiche". Di certo lo sono gli imprenditori, quel momento produttivo che fa opposizione al governo.

 

 

Fonte: HUFFPOST

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