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29 Lug 2020
TARANTO - Decine di camion fermi nel piazzale antistante il varco C dello stabilimento siderurgico di Taranto sono lì a testimoniare la protesta degli autotrasportatori vicini a Confartigianato che non hanno accettato la piattaforma alla quale ArcelorMittal ha invitato tutti gli operatori del settore ad iscriversi per gestire i flussi di carico di prodotti dall’acciaieria verso le aree di consegna. Ieri l’assemblea straordinaria degli iscritti allo Snat (Sindacato nazionale autonomo trasportatori) ha proclamato l'astensione a tempo indeterminato da ogni attività di trasporto per conto di ArcelorMittal per protestare contro il «comportamento» definito «illegittimo» della multinazionale, rea di aver sospeso «unilateralmente e senza neppure darne avviso» l'assegnazione «dei trasporti a cooperative e consorzi tarantini e pugliesi». La società, secondo il sindacato, in tal modo avrebbe violato «gli obblighi contrattuali assunti all'atto della sottoscrizione del contratto di locazione d'azienda con Ilva in As». Decine di autotrasportatori da oltre una settimana sono in presidio davanti alla portineria imprese, ma la protesta pacifica - si fa rilevare - «non ha sortito alcun effetto». Al sit-in non hanno preso parte gli autotrasportatori associati a Confindustria, per i quali la nuova piattaforma, secondo fonti di categoria, ha invece «permesso agli operatori di fare un passo avanti sia in termini di fatturato, che di organizzazione delle prestazioni di lavoro». Ad ogni trasportatore, si aggiunge, «viene adesso riconosciuto un carico di 28 tonnellate per viaggio, mentre prima il pagamento veniva effettuato sulla base della tipologia di coils (i rotoli di acciaio) caricati».
L’assemblea dello Snat ha dato mandato al Consiglio direttivo di trasmettere la delibera di proclamazione dello sciopero al prefetto di Taranto, al Questore, e ai commissari straordinari di IIva in As, e per conoscenza, al sindaco di Taranto e al presidente della Regione Puglia. Le imprese dell’indotto-appalto che al siderurgico erogano prestazioni di altra natura come lavori, ricambi e manutenzioni e costituiscono una fetta rilevante delle attività che ArcelorMittal assegna all’esterno lamentano ancora ritardi sul saldo delle fatture scadute.
È in presidio da giorni davanti alla portineria C anche il sindacato Usb che chiede al governo di interrompere la trattativa con la multinazionale, ritenendo ArcelorMittal un «interlocutore inaffidabile». Il sindacato di base prima del presidio a oltranza aveva promosso uno sciopero di 24 ore per evidenziare lo stato complessivo della fabbrica, l’incertezza che segna il negoziato tuttora in atto fra Governo e ArcelorMittal circa il riassetto del gruppo dell’acciaio con l’ingresso del soggetto pubblico Invitalia e per esprimere la sua netta contrarietà rispetto all’ulteriore permanenza della multinazionale.
Intanto, non accenna ad attenuarsi la polemica sull’utilizzo delle acque per il raffreddamento degli impianti e per necessità di processo, che ArcelorMittal preleva dal fiume Sinni (tramite Aqp), oltre che da Mar Piccolo, Tara, Fiumicello e da 32 pozzi. Per Legambiente, che commenta recenti dichiarazioni del sottosegretario Mario Turco, «lascia basiti l’annuncio che il Governo avrebbe preso atto della volontà di ArcelorMittal di continuare ad utilizzare per il funzionamento dell’impianto siderurgico tarantino l’acqua del Sinni invece di quella, affinata, proveniente dal depuratore Gennarini. Con un rapido colpo di spugna si vogliono cancellare anni di battaglie giudiziarie, di prescrizioni Aia, di impegni assunti, di progetti targati Cis». In pratica, a detta dei commissari Ilva e di ArcelorMittal, i reflui depurati non avrebbero le caratteristiche necessarie per l’uso industriale. «È come in un eterno gioco dell’oca - conclude Legambiente - in cui si torna sempre al punto di partenza».