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13 Nov 2020

Amazon nel mirino dell’Antitrust UE

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Violazioni delle norme antitrust realizzate “alterando” la concorrenza nei mercati al dettaglio online.

 

Mentre in America l’elezione di Joe Biden apre la strada alle strategie sostenute nel rapporto del Congresso USA che punta il dito sulle politiche illiberali delle big tech, in Europa, la Commissione europea informa Amazon della pendenza di una nuova indagine preliminare per accertare eventuali violazioni delle norme antitrust dell’UE realizzate “alterando” la concorrenza nei mercati al dettaglio online.

 

Amazon potrà quindi esaminare i documenti del fascicolo di indagine della Commissione, rispondere per iscritto e chiedere un’audizione orale per presentare le proprie osservazioni sugli addebiti mossi dinanzi ai rappresentanti della Commissione e delle Autorità nazionali garanti della concorrenza.

 

Una prima dichiarazione Amazon è nel frattempo già pervenuta: “”Non siamo d’accordo con le affermazioni preliminari della Commissione europea e continueremo a fare ogni sforzo per garantire che abbia una comprensione accurata dei fatti”. “Amazon rappresenta meno dell’1% del mercato al dettaglio globale e ci sono rivenditori più grandi in tutti i paesi in cui operiamo”.

 

L’indagine sul “monopolio” Amazon

 

Nello specifico la Commissione ritiene doveroso approfondire come e se Amazon possa evitare i normali rischi insiti nel libero gioco della concorrenza al dettaglio, abusando della propria posizione dominante nel mercato per la fornitura di servizi, e in modo particolare in Francia e Germania: i più grandi mercati per Amazon nell’UE.

 

Se tanto fosse confermato, si rientrerebbe infatti nelle ipotesi di violazione di cui agli articoli 101 e 102 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea (TFUE) che vietano appunto l’abuso di posizione dominante a danno dei consumatori e a fini di esclusione dei concorrenti dal mercato.

 

Questa la seconda nuova accusa, sostenuta formalmente dalla Commissione, che si unisce alle precedenti del Luglio 2019 – caso n. AT.40462 – per le quali, il gigante statunitense del retail online, sarebbe responsabile di trattamenti preferenziali rivolti alle proprie offerte dettaglio e di quelle dei venditori presenti sul mercato che utilizzano i servizi di logistica e consegna di Amazon. Il riferimento è alle famose opzioni “Offerta in evidenza – Buy Box” (che consente ai clienti di aggiungere articoli da un rivenditore specifico direttamente nei loro carrelli della spesa) e all’etichetta “Prime”, nell’ambito del programma fedeltà Prime di Amazon.

 

Dati di aziende terze parti usati per fare monopolio

 

I dubbi della Commissione alla base della nuova inchiesta si fondano invece sul fatto per cui Amazon, forte del suo duplice ruolo come fornitore di servizi di marketplace e rivenditore sullo stesso mercato, sfruttando sistematicamente le informazioni derivanti dai copiosi asset di dati aziendali “non pubblici” (dati come il numero di unità di prodotti ordinate e spedite, i ricavi dei venditori sul mercato, il numero di visite rilevate sulle offerte dei venditori, i dati relativi alla spedizione, ai risultati pregressi dei venditori, i reclami dei consumatori sui prodotti, comprese le garanzie attivate) riconducibili a quei venditori indipendenti operanti nel proprio marketplace, sarebbe in grado di trarre indebiti vantaggi a beneficio diretto della propria attività di vendita al dettaglio e a discapito dei venditori di terze parti.

 

Parliamo di elevate quantità di dati (oltre 800.000 venditori attivi nell’Unione europea, che coprono più di un miliardo di prodotti) che fluiscono direttamente nei sistemi automatizzati di Amazon per essere aggregati e quindi utilizzati in strategie di marketing e di vendita ben precise a scapito degli altri venditori sul mercato.

 

A tutti gli effetti, dunque, una questione di business intelligence, di Big Data e di Data e Descriptive Analysis, le cui peculiarità, peraltro, sembrerebbero rientrare anche nell’alveo dell’imminente legge sui servizi digitali della Commissione europea che sarà presentata, salvo variazioni, entro fine anno.

 

“Dobbiamo garantire che le piattaforme a doppio ruolo con potere di mercato, come Amazon, non alterino la concorrenza. I dati sull’attività di venditori di terze parti non devono essere utilizzati a vantaggio di Amazon quando agisce come concorrente di questi venditori. Anche le condizioni di concorrenza sulla piattaforma Amazon devono essere eque. Le sue regole non dovrebbero favorire artificiosamente le offerte di vendita al dettaglio di Amazon o favorire le offerte dei rivenditori che utilizzano i servizi di logistica e consegna di Amazon. Con l’e-commerce in forte espansione Amazon è la principale piattaforma di e-commerce, un accesso equo e senza distorsioni ai consumatori online è importante per tutti i venditori “. Questa la recente dichiarazione della vicepresidente Margrethe Vestager, responsabile della politica di concorrenza. Leggi tutta la notizia

 

Fonte: AGENDA DIGITALE

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