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12 Feb 2021
GENOVA - “A breve sarà pronto un sistema di app nel porto di Genova per cui l’autotrasportatore non dovrà mai scendere dalla cabina: entrerà nel terminal e uscirà senza dover interagire fisicamente con nessuno, perché tutto il flusso dei documenti sarà digitalizzato", ha spiegato Marco Sanguineri, segretario generale dell’Autorità di sistema portuale del mar Ligure occidentale, nel corso della conferenza a Genova su “Shipping 4.0”, organizzata da Promoest insieme a un gruppo di professori dell’Università di Genova e a alcuni rappresentanti di Confindustria Genova, Start 4.0 e istituzioni locali. Il porto di Genova fa quindi un passo avanti verso quello che i ricercatori di Srm - Intesa San Paolo, Massimo Deandreis e Alessandro Panaro, hanno chiamato nel corso dell’incontro il Porto 6.0: “Un porto - ha detto Deandreis - non è soltanto traffici, ma è composto di sei driver: internazionalizzazione; intermodalità, formazione e accademia, intese come conoscenza; innovazione e strart-up; free zone; green zone o sostenibilità”.
Sandro Scarrone, vicepresidente vicario di Confindustria Genova con delega all’high tech, ha spiegato qual è l’impatto del settore portuale sull’economia mondiale: “Il 90% delle merci mondiali viaggia via mare, il 12% del prodotto interno lordo è prodotto dai trasporti marittimi e dalla logistica. Anche in Italia l’impatto economico è significativo: 249,1 miliardi di euro di scambi commerciali via mare nel 2019. Nel primo semestre 2020 la perdita è stata del 21%. I porti di Genova e Savona nel 2020 hanno perso il 14,2% dei traffici, ma mentre sui container si è recuperato bene, chiudendo con una perdita del 4,9%, sulle rinfuse solide la perdita è stata del 30,5%”. In questo quadro, nel 2021 la chiave per uscire dalla crisi secondo Scarrone è l’innovazione tecnologica: “Covid-19 - ha ricordato Deandreis - ha cambiato il mondo, il 2020 è stato un anno drammatico. Il Pil mondiale è sceso del 3,5%, meno drammatico di quello italiano perché alcuni paesi si sono ripresi prima ma comunque un dato fortemente negativo. Nel 2021 si prevede una crescita del 5,5% e nel 2022 del 4,2%. L’import-export è sceso del 9,6% nel 2020, si prevede che crescerà dell’8,1% nel 2021 e del 6,3% nel 2022. Il trasporto marittimo si è ridotto del -3,8% nel 2020, avrà un rimbalzo del 4,7% nel 2021 e del 3,6% nel 2022”.
In Italia, secondo i dati raccolti da Srm, gli scambi via mare nel corso del 2020 sono scesi a 168,6 miliardi di euro. L’effetto di questo evento è stato un cambiamento delle rotte commerciali internazionali che rimette in gioco la competitività dei porti: “L’Italia - ha detto Panaro - è ben piazzata nelle classifiche internazionali di competitività portuale, ma sempre dietro ai suoi competitor come la Spagna”. Di qui la necessità di ricorrere ai sei driver per lo sviluppo dei porti 6.0 e la necessità di monitorare le misure prese. A esempio, per quanto riguarda l’introduzione di Zes e Zls in Italia, Panaro si è chiesto se abbiano funzionato: “La risposta è nì, né no né sì: Srm ne ha monitorate sette, mancano sinergie, capacità di cogliere le opportunità, c’è ancora troppa burocrazia. Noi stiamo aiutando il porto di Taranto a definire la propria strategia in questo settore”.
Il convegno è stata l’occasione per sottolineare i punti deboli del sistema genovese e savonese e aprire le prospettive per il futuro. Paolo Pessina, presidente di Assagenti, ha ricordato come “il primo problema per il porto di Genova è l’ultimo miglio ferroviario. Bisogna riuscire a fare treni da 750 metri dentro ai terminal”. L’assessore ai porti del Comune di Genova, Francesco Maresca, ha fatto un appello perché “col nuovo governo auspico un cambiamento e che si firmi l’autorizzazione per la Gronda”. Paola Girdinio, presidente del Centro di competenza Start 4.0, ha spiegato che il centro sta lavorando al digital twin del porto di Genova, per adesso soltanto nell’ottica dei passeggeri delle crociere, “ma potrà essere usato anche per i camion di merci. Covid-19 purtroppo ci ha rallentato”. Leggi tutta la notizia
Fonte: THE MEDI TELEGRAPH