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14 Gen 2022

Il Punto di Paolo Uggè

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Riflessioni sullo stato attuale del nostro Paese del Presidente di Conftrasporto-e Fai, Paolo Uggè.

 

Ho concluso il 2021 con delle ipotesi, riportate ne “il Punto” del 23 dicembre, che paventavano l’incertezza e le difficoltà che l’anno in corso ci avrebbe portato. Purtroppo, le previsioni sembrano realizzarsi. La ripresa della pandemia (se reale), la mancata ripresa dei consumi, il calo del turismo, le turbolenze connesse all’elezione del Presidente della Repubblica, i rinnovi di diverse amministrazioni locali e le inevitabili ripercussioni che tutto ciò potrebbe avere sulla composizione del Governo, sono fattori che ci costringono ad essere guardinghi e molto attenti.

 

L’anno 2022 dovrà vedere un’energica spinta verso l’attuazione del PNRR, che dovrebbe concorrere a far ripartire il Paese, anche attraverso interventi infrastrutturali. Ci preoccupa dover leggere sul Quotidiano del Sud articoli dal titolo: “per un terzo dei progetti non ci sono fondi adeguati”. Mi domando come riuscirà il Paese ad affrontare decisioni magari dolorose, ma necessarie, senza un guida esperta. Questo è il motivo per cui personalmente ritengo che il presidente Draghi debba restare alla guida dell’Esecutivo, ponendo come condizione un cronoprogramma con modalità attuative precise. Chiacchiere e mediazioni frutto di esigenze di forze politiche, inesistenti per lo più, debbono essere accantonate. Si definiscano gli interventi ma poi si attuino. Si sostituiscano i politici di scarsa capacità che, come è evidente, non solo ci stanno di nuovo trascinando in condizioni di difficoltà gestionali (imputabili in parte alla recrudescenza della pandemia, anche se questa ormai presenta contorni ben diversi rispetto al passato) ma stanno anche ostacolando la ripresa economica (non dimentichiamo che rispetto al 2019 siamo ancora sotto almeno di tre punti).

 

Ma perché già dal mese di novembre, quando i dati sui contagiati già indicavano una nuova crescita, non si è provveduto ad assumere provvedimenti necessari ad affrontare l’evidente diffusione del virus, riaprendo i centri vaccinali o coinvolgendo la sanità privata? Perché continuiamo con una gestione ansiogena della comunicazione, consentendo ad alcuni virologi in cerca di visibilità di diffondere dati di incerta interpretazione, che finiscono solo per alimentare comportamenti irrazionali, come dimostrano le lunghe code davanti alle farmacie per i tamponi? Ma possibile che nessuno si domandi se questi atteggiamenti siano adeguati rispetto alle esigenze della gente o se siano solo funzionali a fomentare ansia, paura e stress?

 

Perché continuiamo con annunci di opere che difficilmente saranno realizzate secondo le condizioni che il PNRR prevede e che difficilmente saranno validate dai burocrati comunitari? Perché si continua a prendere in giro il popolo siciliano annunciando nuovi studi e progetti sul Ponte sullo Stretto, quando l’opera è già stata approvata, finanziata ed anche assegnata (salvo poi essere annullata)? Perché non si assume una volta per tutte una posizione adeguata rispetto alle scelte che il governo austriaco, d’intesa con la provincia di Bolzano, continua ad attuare ed annunciare per limitare la libera circolazione delle merci? Perché si vogliono creare le condizioni per favorire un armatore nella gestione delle risorse destinate allo sviluppo delle autostrade del mare, finendo così per falsare la concorrenza? Perché sui temi legati alla transizione green non si è ancora avviato un confronto? E, infine, perché la questione dell’obbligatorietà del Green Pass per gli stranieri non è ancora stata definita?

 

Domande che ancora attendono, ma che nondimeno esigono, una risposta. Ecco perché la conferma del presidente Draghi, non più costretto a mediazioni politiche non giovevoli, sarebbe, a mio avviso necessaria e di grande utilità al Paese.

 

In Spagna ed in Francia, l’autotrasporto è ricorso a minacciare azioni di protesta e le soluzioni sono state, lo si può leggere sulla stampa, trovate con le rappresentanze della categoria. Spero proprio la stessa concreta volontà di operare per evitare che la mancanza di risposte porti ad iniziative di protesta, prevalga anche in Italia. Cosa si sta facendo per ristorare gli imprenditori che hanno sostituito automezzi a gasolio con quelli a LNG ed oggi sopportano un aumento insostenibile del costo del carburante? Come si intende affrontare il tema degli incrementi dell’additivo che costringe gli euro 6, meno inquinanti, a restare inoperosi? Tutti temi rappresentati ma, ad oggi, rimasti senza risposte.

 

Forse anche i corpi intermedi dovrebbero riprendersi il ruolo che una rappresentanza seria deve avere. Le dichiarazioni sui giornali, ripetitive degli stessi concetti, ormai diventano inutili e servono solo a dimostrare l’esistenza in vita (parlo dal punto di vista associativo) di qualche realtà o peggio ancora di qualche leader. Occorre riprendere a fare la politica della rappresentanza degli interessi come nel passato. Solo uno sprovveduto non si renderebbe conto che gli imprenditori hanno la necessità di ritrovarsi in una rappresentanza coesa, che discuta internamente ma che poi abbia la capacità di rapportarsi con le controparti politiche ed economiche con la dovuta dignità, evitando di porsi come dei questuanti con il cappello in mano. Occorre la capacità di rappresentare gli interessi dei propri aderenti al fine di riuscire a coniugare, con opportune mediazioni, gli interessi settoriali con quelli più generale del Paese.

 

Il tempo trascorre ed i problemi permangono; commettere l’errore di sottovalutarli significa pagarne le conseguenze.

 

Paolo Uggè

Presidente di Conftrasporto-e Fai, Federazione autotrasportatori italiani.

 

Fonte: CONFTRASPORTO

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