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28 Feb 2022

Zeno D'Agostino:''700 milioni per elettrificazione dei porti''

ELETTRIFICAZIONE_PORTI

 

Lavoriamo per attrarre nuove realtà industriali e logistiche, il fabbisogno di energia aumenta.

 

Cos'hanno a che fare i porti con la transizione energetica? Se pensiamo ai porti come a una serie di moli e piazzali, magazzini e fasci di binari, bretelle autostradali e via dicendo, nude infrastrutture, forse poco. Ma sono chiamati radicalmente a un cambio di ruolo e lo rivendica Zeno D'Agostino, presidente dell'Autorità di sistema portuale del Mar Adriatico orientale.

 

Come farete fronte al tema della elettrificazione? Le navi attraccate dovranno spegnere i motori e accedere all'energia elettrica in banchina.

"È una sfida enorme. Basti dire, a titolo di esempio, che l'intera città di Trieste ha un fabbisogno di 150 megawatt/ora e che dovremo garantire, aggiungendo le varie necessità del porto, un sostanziale raddoppio della capacità produttiva di energia. Un problema identico avranno tutti i porti, tant'è che il governo italiano, unico in Europa, ha stanziato 700 milioni per l'elettrificazione dei maggiori scali".

 

Da quali fattori è indotta questa necessità di energia?

"Sono molte esigenze convergenti. Puntiamo a sviluppare la crocieristica sia a Trieste che a Monfalcone, ma sono navi che richiedono enormi quantità di energia perché sono città galleggianti. L'elettrificazione delle banchine è indispensabile per le navi da crociera se ne vogliamo evitare le emissioni inquinanti all'interno dei centri urbani. Gli armatori sono già attrezzati per "attaccare la spina". I tedeschi di Hhla, che hanno in gestione la piattaforma logistica, chiedono da soli un apporto di energia estremamente rilevante e noi stiamo dialogando per loro con Terna. Dobbiamo poi considerare il grande capitolo dell'automazione per la logistica in banchina e nei magazzini. Tutti i porti stanno valutando di passare da mezzi a trazione diesel a nuovi elettrici o addirittura a idrogeno. Vale anche per i veicoli dedicati a spostare le persone. Il governo, nei fondi Pnrr, per l'elettrificazione delle banchine di Trieste e Monfalcone ha destinato 45 milioni di euro. E poi ci sono i soldi dal Pnrr destinati a Terna e Hera per attrezzare i nostri porti".

 

Nel caso di Trieste e di altri scali portuali, inoltre, risiedono nella vostra area anche importanti insediamenti industriali.

"Stiamo lavorando per attrarre nuove attività industriali e logistiche, ne deriva un ulteriore aumento del fabbisogno di energia. Riportare industria sul mare, con elementi di sostenibilità nuovi, è per noi un fattore strategico fondamentale".

 

A fronte di questa crescita della domanda, come vi state attrezzando in termini di offerta?

"Il tema dell'offerta è cruciale. Non ci sostituiamo noi ovviamente a chi gestisce energia. Il Pnrr garantisce fondi per l'ultimo miglio. Da 30 a 50 Mwh è possibile ricavarli con la razionalizzazione delle infrastrutture esistenti. Intendo dire che il problema in una prima immediata fase è portare energia più che produrla. Pensare di realizzare nuove infrastrutture di produzione, in aree fortemente urbanizzate, implica importanti criticità".

 

Resta il tema: tolgo le emissioni delle navi, ma poi da dove arriva l'energia? E sarà energia verde?

"Produrre energia verde, tenendo conto del dato inconfutabile che la sostenibilità sta diventando energivora, è propriamente un problema Paese. Noi possiamo rilevare le opportunità che il mare può dare, con autoproduzione energetica in porto. Abbiamo esempi in tutto il mondo con pannelli fotovoltaici galleggianti, con impianti che sfruttano maree e vento e altre svariate possibilità. Ma dobbiamo capirne l'impatto".

 

Ci sono benchmark stranieri ai quali guardare?

"Forse dovremmo curare un po' la nostra esterofilia. Ci sono tanti esempi nella celebrata Nord Europa ancora ancorati a forme di produzione tradizionale. Rotterdam non a caso è il porto più inquinante d'Europa, dipende dal fatto che pesano molto le centrali a carbone. La transizione in Nord Europa sarà anche più ardua, al di là di essere pronti con fonti alternative, poiché hanno ancora terminal immensi per la logistica del carbone".

 

E in Italia ci sono esperienze pilota tra i porti?

"In Italia, a Taranto, stanno installando pale eoliche off shore. Ravenna, avendo varie piattaforme metanifere off shore, le potrà sfruttare per produrre energia rinnovabile. In generale, sarà in vantaggio chi era carbon leader. Vale anche per Trieste, dove potremo sfruttare le infrastrutture legate agli oleodotti. Ma rimane il vero tema sottostante: il modello di business. Come verrà distribuita l'energia in porto? Stiamo verificando come creare mercato universale e trasparente in accordo con le norme Ue. Amburgo, Göteborg, Bergen presentano modelli di business in cui pubblico è entrato per garantire l'universalità del servizio". Leggi tutta la notizia

 

Fonte: LA REPUBBLICA

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