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25 Lug 2022

Grimaldi (ICS):''Navi, mancano i marittimi. Dobbiamo migliorare i contratti''

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Intervista ad Emanuele Grimaldi, presidente ICS.

 

Da fine giugno Emanuele Grimaldi, il principale armatore italiano, è alla guida dell’International Chamber of Shipping, la più grande associazione armatoriale del mondo, che rappresenta l’80% della flotta mercantile globale, con circa 90 mila navi. Amministratore delegato di un gruppo che fattura 3,5 miliardi di euro, Grimaldi è un imprenditore da sempre attivo nella vita associativa: già presidente della Confitarma e poi degli armatori europei, dell’Ics è stato il vice-presidente e membro del consiglio.

 

Ora cosa la aspetta?

«Ho la fortuna di essere stato preceduto da un grande presidente come Esben Poulsson, e devo andare avanti nella direzione che ha tracciato lui. Con oltre 100 anni di storia alle spalle, l’Ics è la struttura attraverso cui il mondo dell’armamento dialoga con l’Organizzazione marittima internazionale (Imo), cioè il ramo delle Nazioni unite che produce quella legislazione internazionale che per noi armatori rappresenta il primo riferimento normativo. E in questo contesto, è inevitabile che il lavoro dovrà realizzarsi su tre grandi aree: lavoro, ambiente e sicurezza».

 

Si parla molto della carenza dei marittimi.

«Negli ultimi anni ci sono due fattori che hanno aggravato la situazione: il primo è stato la pandemia, il secondo è il conflitto russo-ucraino. Nel primo caso, è stato compiuto un grosso errore di sottovalutazione. I marittimi sarebbero dovuti essere da subito inseriti in quelle categorie per le quali la vaccinazione era prioritaria. Perché a monte di tutto, se siamo riusciti a stare a casa con tutto il necessario durante la pandemia e con le attrezzature mediche negli ospedali, è grazie a loro. E invece molti hanno dovuto affrontare mesi e mesi extra a bordo, non perché l’armatore non voleva farli scendere, ma perché era vietato loro l’accesso nei Paesi dove la nave era bloccata. La guerra ha poi ha certamente portato una mancanza di marittimi da due nazioni importanti in questo campo».

 

Cosa si può fare?

«Posto che il problema della mancanza di personale riguarda molti settori, per parte nostra dobbiamo lavorare per creare le migliori condizioni di lavoro e rendere il più attraente possibile la professione del marittimo. Su queste tematiche avvieremo un dialogo con il sindacato internazionale. Anche sul tema fondamentale della sicurezza: perché i carburanti alternativi allo studio comportano nuovi rischi, che è importante conoscere e prevenire, perché i marittimi possano operare nelle migliori condizioni possibili. La nostra prossima assemblea sarà proprio a Manila, capitale delle Filippine, la nazione che più di ogni altra fornisce a tutto il mondo personale marittimo».

 

Ambiente: la proposta dell’Ics di un fondo da 5 miliardi per la ricerca finanziato dagli armatori non è passata all’Imo.

«È così. Ma ci impegneremo perché i Paesi europei possano sostenere in sede internazionale un global levy: sempre una tassa sul carburante, a carico degli armatori e destinata alla ricerca. Insistiamo sul fatto che il contributo deve essere globale e coordinato, per avere la certezza che il denaro sia adoperato per la ricerca. Il contributo dovrebbe essere progressivo, cioè dovrebbe crescere, anno dopo anno, per disincentivare l’uso dei carburanti tradizionali man mano che si diffondono quelli alternativi».

 

Perché insistete su questo finanziamento alla ricerca?

«Esiste oggi un carburante che permetta a una nave di compiere un lungo viaggio senza inquinare? No. Esiste un carburante che abbatta totalmente le emissioni delle navi? Di nuovo no. Oggi sul tavolo ci sono tante opzioni: elettrico, idrogeno, ammoniaca, si parla anche del nucleare di ultima generazione, ci sono i biocarburanti che però vanno equilibrati con i fabbisogni alimentari del nostro pianeta. Non sappiamo quale tecnologia emergerà, ma sappiamo di certo che oggi per tutte queste manca una possibilità di produzione non inquinante su larga scala, così come un sistema di distribuzione. Tutto questo va finanziato, e in maniera omogenea in tutto il mondo. A aggiungo che su questo fronte sarebbe necessario lavorare insieme: cantieri, costruttori, porti e così via». Leggi tutta la notizia

 

Fonte: THE MEDI TELEGRAPH

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