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Zero Gradi: il freddo sostenibile

I premi sono andati al Gruppo TN Torello e a La Fattoria della Piana.

Martedì 11 giugno, a Villa Jucker a Legnano, si è svolta la quarta edizione dell’appuntamento con la catena del freddo. Molto chiara la volontà di andare verso una filiera sempre più professionale e controllata, tenendo d’occhio i costi. I costruttori auspicano un intervento delle Istituzioni per favorire la transizione verso motorizzazioni e soluzioni davvero pulite. Consegnato a Gruppo TN Torello e Fattoria della Piana il primo Zero Gradi Award, premio per la sostenibilità della filiera voluto da Lamberet

 

La catena del freddo è un mondo. La catena del freddo è come se fosse un enorme calderone nel quale si mescolano decine, centinaia di norme, di problematiche e di concetti dove il freddo diventa il fil rouge che porta a toccare argomenti apparentemente distanti come tecnologia, logistica, qualità, uomini, certificazioni, responsabilità, compatibilità, formazione, ambiente, veicoli, celle isotermiche, ma in realtà legati a doppio filo tra loro. Così, se si parla di trasporto a temperatura controllata, come se ne è parlato a Legnano nel corso de “Il Freddo sostenibile: la catena del freddo, dal produttore al consumatore ”, la quarta edizione dell’appuntamento ZEROGRADI, organizzato da TFORMA in collaborazione on Lamberet e con la partecipazione di DAF e Volkswagen V.I., si deve necessariamente partire dall’ultimo anello della catena, quel consumatore  finale che deve o dovrebbe sempre essere garantito da tutti quelli che sono i precedenti “anelli” della catena, dai produttori, ai vettori, ai commercianti.

Così Fabio Castiglioni, Executive Chef del Dinner by The Mode Restaurant, ha aperto, di fatto, la discussione, raccontando quali siano i controlli sul cibo che ogni giorno arriva nelle sue cucine e ha dovuto ammettere che, anche se la sua responsabilità gli impone di osservare alcune norme, lui - quindi il cliente - è di fatto obbligato ad avere fiducia in chi ha trasportato quel prodotto, lo ha stivato e inizialmente, lo ha prodotto. Questo, secondo Daniele Testi, presidente di SOS Logistica, che si è confrontato con lo chef, può essere un problema e ha ammesso che i “logistici” si occupano un po’ troppo poco del consumatore finale e quindi un’etichetta che possa riportare la “storia” non solo del prodotto per come è fatto, ma anche per come è stato gestito dall’inizio alla fine del processo di filiera,  sarebbe un vero passo avanti.

 

Sull’onda delle dichiarazioni dei primi due ospiti si è aperta la tavola rotonda con le domande di Paolo Volta Luca Barassi: dal punto di vista della sostenibilità, essere “green” è un costo o un’opportunità?

Una domanda molto aperta che ha permesso ai partecipanti di dare il proprio punto di vista, qualche volta anche in contrasto tra loro. Così, Donatella Prampolini, vicepresidente di  Confcommercio, ma anche commerciante essa stessa, ha dato due risposte molto chiare: da una parte essere green, o comunque servirsi di fornitori certificati, ha un costo elevato che non sempre può essere preso in considerazione, dall’altro, parlando come commerciante ha detto che chi riceve la merce si aspetta comunque che nei “passaggi precedenti” siano stati fatti tutti i controlli necessari, perché  non basta una certificazione, occorrono anche verifiche che troppo spesso latitano.

 

Sul valore della certificazione non è stato troppo d’accordo Gianni Cramarossa di Certiquality che ha sottolineato il concetto di come una certificazione sia un’espressione di organizzazione aziendale, di raggiungimento, da parte di quell’azienda di standard anche internazionali; la certificazione quindi non va confusa con una sorta di garanzia di perfezione di quell’azienda. Inoltre, la certificazione di qualità, va considerata come uno strumento volontario per rendere competitivo il proprio business.

 

L’argomento costi è stato ribadito anche da Simona Ubbiali, vicepresidente di FAI Milano Monza Brianza e Lodi e dirigente di Brivio & Viganò, azienda brianzola leader nella logistica del freddo: “essere green o eco - ha detto - vuol dire investire in ricerca, in persone, in formazione, perché lavorare nel freddo è una responsabilità sociale e, bisogna offrire assets ai clienti; per esempio, avere autisti e mezzi propri. Dunque, vuol dire investire, e molto, in un periodo in cui i margini sono ridottissimi.”

 

Dei costi, della ricerca per un trasporto sempre più sostenibile hanno parlato anche i costruttori di veicoli come Paolo Starace A.D. di DAF Veicoli Industriali e Daniele Toniolo responsabile Marketing di Volkswagen Veicoli Commerciali.

“La nostra azienda – ha detto Starace – sta investendo risorse davvero importanti per andare verso un futuro pulito anche se, a oggi, non c’è nessuna rispondenza tra ricerca e domanda di mercato. Stiamo lavorando nella speranza di “intercettare” il business negli anni futuri, nell’attesa di vedere spuntare nuove infrastrutture alle quali potersi appoggiare. Ci vorrebbe un intervento deciso delle Istituzioni, per favorire l’acquisto dei nuovi veicoli, ma anche solo per far capire, per esempio, che un veicolo elettrico non produce inquinamento acustico e quindi potrebbe lavorare di notte, abbattendo i costi, riducendo il traffico e quindi l’inquinamento. Senza questi interventi perché un’azienda dovrebbe acquistare un veicolo elettrico che, attualmente,  costa tre volte un camion a motorizzazione Diesel?”

 

Dello stesso avviso è Daniele Toniolo il cui gruppo industriale, punta decisamente sull’elettrico e sulle nuove tecnologie, visto che la propria gamma riguarda l’ultimo miglio, vero “regno” di questo tipo di motorizzazione. Anche Toniolo invoca un intervento delle Istituzioni e cita l’esempio norvegese dove, grazie agli incentivi, lo scorso anno il numero delle automobili elettriche acquistate è stato maggiore di quello delle vetture a motorizzazioni tradizionali. “I costruttori – ha detto Toniolo – devono crederci e prepararsi a un cambiamento epocale, a una rivoluzione del progetto industriale, perché costruire veicoli a batteria non è come costruire veicoli a motore endotermico, perché devono essere diversi i servizi e la mentalità di vendita.”

 

Chi è partito da presupposti diversi è Ismaele Iaconi, Commercial Marketing Director di Lamberet Italia, che non vuole parlare di costi maggiori ma di efficienza dei prodotti e cita alcuni dei must del codice genetico di Lamberet come, per esempio, quello di usare un cuore di poliuretano, che è attualmente il materiale che assicura la minor dispersione in assoluto. “Una minore dispersione e conducibilità termica – ha detto – che permette ai motori di refrigerare il vano di carico consumando di meno, quindi favorendo l’ambiente. Ma di risparmio possiamo parlare anche nel caso dei semirimorchi, perché siamo riusciti ad abbattere del 50% i consumi, grazie a una serie accorgimenti aerodinamici, oppure del progetto sull’elettrico che abbiamo in corso insieme con Volskwagen e Thermoking a Firenze, dove presto potranno entrare in centro soltanto veicoli ecocompatibili”.

Insomma, per Ismaele Iaconi le tecnologie ci sono ma vanno elaborate e applicate in sinergia con i costruttori, con i vettori, insomma con tutti i player che compongono una filiera che comporta anche una grande responsabilità di tipo sociale.

 

Chiusa la discussione è stato finalmente il momento del ZEROGRADI AWARD, prima edizione di un premio che avrà cadenza annuale; fortemente voluto da Lamberet, il riconoscimento intende premiare le eccellenze italiane della filiera, una tra gli operatori di logistica e trasporti, l’altra tra le aziende di produzione agroalimentare.

I premi, costituiti da un trofeo in acciaio e plexiglass, realizzato in esclusiva da Anna Acito, art director di ACITOINOX, sono andati al Gruppo TN Torello e a La Fattoria della Piana.

 

La Fattoria della Piana – si legge nella motivazione - rappresenta uno degli esempi più virtuosi del Sud Italia e, senza ombra di dubbio, può essere considerato un modello per lo sviluppo ecosostenibile del nostro Paese, nello specifico campo dell’agroalimentare. Per quanto concerne la catena del freddo, la cooperativa guidata dalla famiglia Basile, rispetta fedelmente tutte le procedure affinché il prodotto arrivi al consumatore finale con proprietà organolettiche invariate.

 

Il Gruppo Torello è sinonimo di efficienza e responsabilità nei confronti del futuro – c’è scritto nella motivazione - poiché conquistando mete imprenditoriali in modo responsabile crea speranze per il futuro. Produttività e qualità due caratteristiche che nel Gruppo Torello sono cresciute parallelamente. Il miglioramento dei processi di digitalizzazione, la trasformazione dei servizi in chiave sostenibile, gli HUB in punti strategici per migliorare il flusso delle merci e del traffico tra le piattaforme, la combinazione di strada e rotaia, una flotta all’avanguardia fanno parte integrante della motivazione.

 

ZERO GRADI è una iniziativa di TForma e promosso da Lamberet Italia, quest’anno con la collaborazione di DAF e Volkswagen Veicoli Commerciali e con la partecipazione di AcitoinoxCertiqualityFAI Milano Monza Brianza e LodiMorini RentMelformTranspobank e con la media partnership di Transportonline.

 

Info  3296872096

www.trasportale.it

 

 

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