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Autamarocchi - ''Green Logistics Experience''

Intervista ad Ervino Harej – A.D. Autamarocchi spa.

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Cosa sta facendo la sua azienda per un trasporto ed una logistica sostenibile?

 

La “Responsabilità Sociale d’Impresa” è un valore imprescindibile per una impresa che vive il suo contesto. Lo dobbiamo alle nostre persone, se vogliamo che siano orgogliose di lavorare nell’azienda, così come a quelle dei nostri clienti e di tutti coloro che stanno attorno a noi e che chiamiamo “Stackholders”. Essa ricomprende non solo la politica ambientale ma anche i temi del lavoro e sociali. Per questo Autamarocchi si riconosce nel Global Compact dell’ONU e nei suoi 10 principi a cui Autamarocchi ha pubblicamente aderito associandosi. https://globalcompactnetwork.org/it/

 

Nel merito ambientale, noi di Autamarocchi siamo partiti con un percorso ambizioso di riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra (GHG) già dal 2008. Per prima cosa abbiamo ritenuto indispensabile misurare le nostre emissioni; perché senza un dato di base certo non puoi darti obiettivi di miglioramento e tantomeno misurarli. Pur essendo partiti in anticipo sulle stesse normative ISO abbiamo misurato le nostre emissioni e con esse la capacità di ridurle.

 

Nel 2011 abbiamo sottoscritto un protocollo d’intesa con Il Ministero dell’Ambiente per la riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra. Di seguito ci siamo certificati ISO 14067:2018 ovvero la “Carbonfootprint”. Siamo tra le poche aziende di trasporto in grado di dire quale sia la nostra impronta di carbonio e di quanto la stiamo riducendo ogni anno, senza che essa sia solo una dichiarazione nell’imperante stile di “eco-marketing”.

 

In sostanza abbiamo ridotto del 9,6% la CO2 per ogni km percorso in soli 5 anni! e ne siamo orgogliosi!

 

Come abbiamo fatto?

 

Innanzitutto, bisogna crederci, investire risorse e tempo, facendo guidare le nostre azioni e le nostre scelte in modo funzionale a questo obiettivo. Non è una sola e singola azione che porta a risultati significativi. In Autamarocchi possiamo dire che abbiamo aperto nuove strade. Per esempio, la nostra “Autamarocchi Driver’s Accademy” opera già dal 2008 ed ha dato risultati importanti non solo nella riduzione dei consumi e quindi delle emissioni, ma anche nella guida sicura e nelle relazioni con i nostri autisti, veri professionisti.

 

Formazione degli autisti, elettronica di bordo ai massimi livelli, mezzi tecnologicamente all’avanguardia, carburanti, manutenzione programmata, SW di pianificazione dei trasporti per ridurre le percorrenze a vuoto, pneumatici, riduzione della velocità massima ed un team che lavora costantemente nel monitoraggio delle prestazioni; azioni che hanno reso l’azienda più “green” ma anche più efficiente e virtuosa.

 

Anche la flotta continua ad essere costantemente aggiornata. A partire dal 2° semestre ’22 sono arrivati i nuovi camion diesel in classe Euro 6  ”e”, un ulteriore passo avanti quanto alla riduzione delle emissioni. A inizio anno abbiamo messo in strada anche ai nuovi LNG sempre in classe E6 e, con l’opportunità di alimentarli a bio-metano. Recentemente abbiamo iniziato a testare i nuovi carburanti HVO; ma questa è una nuova pagina che abbiamo appena iniziato a scrivere, ma che sembra molto promettente.

 

Il percorso verso la “carbon free” della Comunità Europea individua degli step molto vicini nel tempo per “il motore del futuro” che spingono i costruttori ed i legislatori ad una forte accelerazione nello sviluppo dei nuovi mezzi e delle reti di rifornimento. Una evoluzione talmente rapida che una azienda come la nostra, che rinnova il suo parco con 100 camion nuovi all’anno, non può ignorare per il rischio di sbagliare investimenti che hanno valore per più anni. Per questo siamo estremamente attenti e pronti a cogliere quell’innovazione che porta a ridurre le emissioni di gas ad effetto serra accompagnando l’azienda verso il futuro.

 

Tutti abbiamo dunque lo stesso interrogativo: Quale sarà la tecnologia del futuro? Cosa sceglieremo?

 

Noi trasportatori non possiamo avere oggi la risposta che sta invece in mano al legislatore europeo, ai governi dei singoli paesi ed all’industria. Vediamo una fortissima accelerazione nello sviluppo tecnologico ma orientata su strade diverse, a testimoniare una scelta non ancora matura, ovvero con uno sviluppo tecnologico ancora in corso.

 

Non ultimo bisognerà considerare il costo dei nuovi mezzi e dell’energia elettrica o degli eco-carburanti. Sono tutti problemi che diventeranno evidenti prima del 2035, ovvero nel periodo della transizione ma a partire da oggi.

 

Importante in questa fase è, a mio avviso, non precludere nessuna scelta, mnessuna tecnologia che porti agli obiettivi della “Carbon free” post 2035.

 

Cosa chiede ai suoi partner per un trasporto ed una logistica sostenibile?

 

Chiediamo condivisione degli obiettivi per tutti gli anelli della catena, auspicando un coordinamento delle iniziative ed un cambiamento culturale, già in atto anche da parte di molti clienti.

 

Dobbiamo anche considerare che la catena logistica non ha come solo attore l’autotrasporto; ha una pluralità di soggetti coinvolti e tutti si stanno muovendo sulla strada della decarbonizzazione, ma ruoli diversi implicano obiettivi e strategie necessariamente diverse.

 

Assistiamo ad esempio alla politica dei porti, orientata sul “Cold Ironing” (l’elettrificazione delle banchine) per ridurre le emissioni delle navi quando sono operative in banchina. Questo è un processo avviato e importante per paesi come l’Italia dove spesso i porti sono dentro le città e non di raro le città sono in conflitto con il porto.

 

C’è poi il settore dei trasporti marittimi che contribuisce in modo significativo all’emissione di gas serra in atmosfera. L’IMO (International Maritime Organization) ha recentemente ribadito il proprio impegno sulla riduzione delle emissioni di gas serra prodotte dal trasporto marittimo. Vediamo quindi un fiorire di iniziative diverse dal eco-metanolo all’ibrido all’ LNG per arrivare alla cattura della CO2.

 

Di grande rilievo, è stata la riduzione del tenore di zolfo nei combustibili utilizzati dalle navi, il cosiddetto bunker, fino a ieri costituito essenzialmente da olio combustibile con tenore di zolfo al 3,5%, allo 0,5% a livello mondiale.

 

Fin qui poche le connessioni con il mondo dell’autotrasporto. Tuttavia, assistiamo ad una forte accelerazione della domanda di trasporti ad emissioni ridotte da parte della committenza. Ogni mese vediamo crescere il numero degli audit condotti dai clienti per verificare le politiche ed i risultati raggiunti. Noi abbiamo fatto un percorso importante e strutturato che valorizza la ns. politica ambientale e certifica i risultati raggiunti. Ma questo maggiore e crescente interesse da parte della clientela rappresenta un bel passaggio culturale. Direi necessario se pensiamo alla composizione media delle flotte delle aziende italiane decisamente obsoleta. Qualcuno di recente diceva: fossero tutti Euro 6 avremmo ridotto le emissioni dell’autotrasporto del 25% (chissà se è vero).

 

 

Intanto sottolineo e apprezzo un cambio di politica degli acquisti della clientela; non più solo orientata al prezzo minimo possibile che in passato arrivò a intaccare persino la sicurezza sulla strada (ricordate i costi minimi?). Ora invece ci sono aziende molto attente alla loro immagine sul mercato e verso tutti i loro stackholder. Assistiamo anche alla richiesta di trasporti dedicati con mezzi dedicati a basse emissioni! Un bel passo avanti che accompagniamo con favore.

 

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