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26 Nov 2015

Ferrovie. Dimissioni annunciate. Il nodo della privatizzazione

fs

 

Lo scontro tra l'Ad Elia e il presidente Messori si chiude con un reset general.

 

Ferrovie dello Stato. Quale futuro? Questa è la partita che si gioca, dentro il governo ed in azienda in vista della privatizzazione annunciata dal ministro Del Rio al termine del CdM del 23 Novembre. Una quota non superiore al 40% della società sarà messa sul mercato entro la seconda metà del 2016. "ma il ragionamento è solo all'inizio" ha avvertito Del Rio, ed infatti sono molte le incognite dell'operazione, molti i nodi da sciogliere. Primo fra tutti quello dell'indipendenza del gestore della rete che il Ministro dei Trasporti, l'ormai ex presidente Messori e l'Antitrust vorrebbero società che resta pubblica e neutrale, separata dalle società che sulla rete fanno viaggiare i treni mentre è contrarissimo allo spezzatino l'Ad Elia, fidato collaboratore dell'ex ad di Ferrovie Moretti, che invece insiste sulla strategicità di un operatore completamente integrato padrone, come accade in Francia e Germania, anche della rete.

 

Del Rio ha fissato alcuni paletti, l'offerta di azioni sarà rivolta, anche in più fasi agli investitori istituzionali ma dovrà anche favorire la partecipazione del pubblico e dei dipendenti. Sulla questione della rete, ci saranno ulteriori approfondimenti, ha precisato Del Rio, "l'infrastruttura ferroviaria dovrà rimanere pubblica e dovrà essere garantito a tutti l'accesso in maniera uguale". Il ministero dell'Economia, sul modello già sperimentato con Poste italiane, altra società complessa, che svolge funzioni tra le più diverse, dalla banca alla logistica, vorrebbe evitare di spacchettare la società al fine di ricavare il massimo dalla privatizzazione.

 

Priorità e visioni diverse nel governo, più attento ai conti Padoan (la rete è il pezzo pregiato di Ferrovie dello Stato) più alla logica del sistema ed alla concorrenza Del Rio. Il governo è comunque deciso a lasciarsi mani libere in vista della privatizzazione, tracciando anche una linea di discontinuità rispetto agli uomini di Mauro Moretti. Nell'incontro a palazzo Chigi tra Renzi, Elia, Messori e il ministro Padoan della scorsa settimana, il premier avrebbe chiesto a Elia e Messori di dimettersi, per azzerare i vertici e accelerare quella privatizzazione che Renzi avrebbe voluto vedere già avviata nel 2014. L'autoazzeramento del cda di oggi ne è la logica conseguenza.

 

Michele Elia porta, comunque, risultati di gestione in netto miglioramento, un utile in crescita del 60%. Investimenti per la prima volta in forte accelerazione dall'inizio della crisi e una proiezione ancora migliore per i prossimi anni, effetto dello sblocco del cantiere dell'alta velocità Napoli- Bari e della rete siciliana. Si registra anche una espansione del 12% del fatturato estero. Sul fronte della riorganizzazione interna della società, questione strategica in vista della privatizzazione,  l'Ad Elia era impegnato secondo quanto scrive "il sole 24 ore", nella unificazione del trasporto merci e logistica in una unica entità, e soprattutto nella razionalizzazione del trasporto pubblico locale con una maggiore integrazione di ferro e gomma. Leggi tutta la notizia

 

 

Fonte: RAI NEWS

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