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11 Dic 2014

Investire in sicurezza conviene, anche in tempi di crisi

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Si è tenuto a Roma il seminario internazionale “Sostenere crescita e competitività delle imprese promuovendo salute e sicurezza sul lavoro in tempi di crisi”, promosso dal Ministero del Lavoro e dall’Inail, nell’ambito delle attività del semestre di presidenza italiana del Consiglio dell’Unione europea.

Una due giorni di confronto con i rappresentanti di istituzioni e parti sociali del continente – in collaborazione con la Commissione europea, l’Agenzia europea per la salute e la sicurezza sul lavoro (Eu–Osha) e l’Associazione internazionale di sicurezza sociale (Issa) –  ha visto gli interventi del presidente dell’Inail, Massimo De Felice, del Ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, e di Gianfranco Simoncini, referente per il settore lavoro nell’ambito della Commissione Istruzione, Lavoro, Innovazione e Ricerca della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome.

La prevenzione è un fattore di crescita – sostiene De Felice - perché limitare i rischi professionali induce progressi tecnologici e può ridurre in misura molto significativa i costi sociali ed economici”. A sostegno di queste riflessioni alcuni dati dal Report 2014 della Banca Mondiale, che confermano come gli investimenti in salute e sicurezza garantiscono un rendimento ragguardevole, “sia in termini umani per i lavoratori, sia in termini economici per le imprese, per gli Stati e anche per la produttività, a medio e lungo termine”.

I dati del progetto open data Inail del 2013 aggiungono conferme: in quell’anno in Italia le giornate di inattività al lavoro provocate da infortuni sono state più di 11 milioni e più di 160mila sono state provocate da infortuni con un grado di menomazione superiore al 25%. Per il presidente dell’Istituto “nel nostro Paese non abbiamo bisogno di individuare nuove vie per la prevenzione, ma si deve lavorare per migliorare i modi in cui la percorriamo, misurando a dovere i dati statistici per calibrare correttamente le azioni politiche”.

Il valore degli investimenti in sicurezza è stato ribadito anche dal Ministro del Lavoro Poletti. “Anche se la crisi può indurre a pensare che la prevenzione sia un tema a cui si può guardare con minore attenzione – ha detto – dobbiamo sforzarci di sottolineare che non è un fattore di costo ma un elemento di competitività”.

Poletti ha inoltre indicato alcuni dei temi che occorre tenere in considerazione, a partire dalle piccole e medie imprese, per le quali “è effettivamente più complesso gestire le procedure e fare le cose che sono necessarie per tutelare la salute e la sicurezza sul lavoro. Bisogna lavorare per semplificare i processi: norme articolate e complesse non servono a nulla se non possono essere concretamente applicate nella realtà”.

Per Gianfranco Simoncini, rappresentante della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, la tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori parte da “un richiamo forte alle imprese, che giocano un ruolo fondamentale in questa direzione”, anche attraverso “una sorta di patto, che in cambio di una semplificazione delle procedure e degli adempimenti, che talvolta possono apparire incomprensibili, richiede responsabilità e rispetto delle norme fondamentali”.

Facendo poi riferimento alla situazione delle categorie più vulnerabili, come gli immigrati e operatori a maggiore rischio di incidente, Simoncini ha indicato nelle attività di formazione uno degli elementi cruciali per la diffusione della cultura della prevenzione, che deve diventare un tema centrale anche dell’educazione scolastica. “Questo impegno è ancora più importante in un periodo di crisi come quello attuale, in cui il pubblico deve far sentire la propria vicinanza ai lavoratori e alle imprese per tenere alta la guardia in materia di salute e sicurezza”.

La seconda sessione dei lavori ha allargato l’orizzonte della discussione oltre i confini nazionali, coinvolgendo istituzioni, organizzazioni e sindacati dei lavoratori del continente.

Al centro di tutti gli interventi, il nuovo quadro strategico varato sei mesi fa, che indica le sfide principali che l’UE dovrà affrontare nei prossimi anni sul fronte della salute e della sicurezza sul lavoro – dal miglioramento dell’attuazione delle norme e della prevenzione delle malattie professionali all’invecchiamento della forza lavoro - con l’obiettivo di contribuire al miglioramento della qualità del lavoro, aumentando allo stesso tempo la competitività e la produttività delle imprese europee, specialmente quelle piccole, e riducendo i costi per i sistemi di sicurezza sociale.

 

Fonte: SDWWG

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