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06 Apr 2018
Quello dei trasporto marittimo è un settore fortemente inquinante. Da solo, è responsabile del 2,5% della totalità di gas a effetto serra immessi nell’aria: si tratta di oltre mille milioni di tonnellate di carbonio l’anno.
Se fosse un paese, il settore del trasporto marittimo si classificherebbe al sesto posto nella classifica mondiale per le emissioni di CO2. E se non verranno presi provvedimenti, le emissioni di anidride carbonica causate dal trasporto marittimo potrebbero aumentare del 250% entro il 2050, trainate dalla crescita prevista per il commercio mondiale.
È a partire da queste allarmanti considerazioni che l’ITF (International Transport Forum) ha individuato i percorsi da intraprendere per la decarbonizzazione dei trasporti marittimi. Nel suo ultimo report, l’ITF afferma che, utilizzando le tecnologie già presenti sul mercato, le emissioni inquinanti legate alla navigazione sulle rotte internazionali potrebbero essere abbattute quasi del tutto entro il 2035.
Le strade da percorrere sono molteplici e vanno dall’utilizzo del GNL (gas naturale liquefatto) alle rinnovabili, fino ai motori elettrici.
In Italia, Edison, parallelamente alla mobilità elettrica, è impegnata nella realizzazione di due depositi costieri di Gnl, uno a Ravenna in Emilia Romagna e uno a Oristano in Sardegna, che saranno messi al servizio del trasporto pesante marittimo e di quello su gomma, al fine di rendere maggiormente sostenibili questi settori.
Lo scorso mese, tra l’altro, alla presenza del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Graziano Delrio è stato siglato un accordo sull'utilizzo del gas naturale liquefatto in ambito portuale, sottoscritto dalle associazioni degli armatori, Confitarma e AssArmatori, e quelle del settore del gas, Federchimica/ Assogasliquidi e Assocostieri, con il coordinamento di Assoporti. L’accordo si propone di dare concreta applicazione alla direttiva europea Dafi sullo sviluppo del mercato dei carburanti alternativi, che individua proprio nel Gnl uno dei combustibili su cui puntare per ridurre le emissioni inquinanti nel settore del trasporto.
Spostando lo sguardo all’estero, l’azienda giapponese Eco Marine Power ha avviato un progetto per sviluppare la Aquarius marine renewable energy, una soluzione che permette alle navi da carico di utilizzare energia pulita sia durante lo stazionamento in porto sia durante la navigazione. La combinazione tra pannelli solari, turbine eoliche e un sistema di immagazzinamento dell’energia sembra promettere un risparmio di oltre il 40% del carburante.
Un’altra iniziativa interessante è quella dell’olandese Port Liner che ha realizzato delle chiatte 100% elettriche, le prime a navigare con batterie a emissioni zero, in grado di contenere oltre 200 container. Il loro utilizzo permetterebbe di risparmiare 18 mila tonnellate l’anno di CO2.
I progetti già realizzati - e quelli di prossima realizzazione – confermano un quadro in movimento che promette di rivoluzionare il trasporto marittimo, andando nella direzione suggerita dal report dell’ITF e di dare attuazione all’ambiziosa proposta attualmente sul tavolo negoziale dell’Organizzazione Marittima Internazionale (IMO): raggiungere zero emissioni nei trasporti marittimi entro il 2035.
Fonte: LA REPUBBLICA