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21 Set 2020
In questi giorni l’attenzione pubblica è tutta focalizzata su come spendere i soldi del recovery plan. Si tratta di una occasione unica per il nostro Pese ed è giusto che l’argomento sia al centro del dibattito non solo politico ma sociale del Paese.
L’aspetto che a nostro avviso andrebbe evidenziato è che a monte di questa discussione occorrerebbe definire il quadro entro cui questi soldi possono essere ben spesi, evitando quell’”assalto alla diligenza” temuto anche dal Presidente Mattarella.
Al riguardo nelle linee guida per la definizione del piano nazionale di ripresa e resilienza, il Comitato Interministeriale per gli Affari Europei ha ben messo in evidenza la cornice entro cui i soldi del Recovery Fund andranno spesi, evidenziando le raccomandazioni fatte dalla UE all’Italia nel 2019 e 2020 e le politiche di supporto necessarie per beneficiare dei fondi europei.
Il documento individua sei aree di intervento nelle politiche di supporto: investimenti pubblici e concessioni; riforma della Pubblica Amministrazione, Ricerca e Sviluppo; riforma del fisco; riforma della giustizia, riforma del lavoro.
Senza queste riforme difficilmente potremo avere accesso ai famosi 209 miliardi messi a disposizione dal Recovery Fund. Aggiungo meno male, poiché nell’attuale contesto i fondi rischierebbero di essere spesi in maniera poco produttiva per il Paese, generando solo nuovo debito, come troppo spesso è capitato negli anni passati, disperdendosi in mille rivoli che accontenterebbero sicuramente alcuni ma non garantirebbero quella necessaria spinta alla crescita durevole della nostra economia, a garanzia e tutela delle future generazioni.
È mia ferma convinzione che il dibattito pubblico sul Recovery Fund debba partire da qui e non da come spendere i tanti soldi promessi dalla UE. Le riforme che l’Italia non fa da anni sono oggi improcrastinabili: verrebbe da dire o le facciamo ora o non le facciamo più. È la nostra ultima occasione.
Il 23 settembre si terrà l’Agorà di Confetra che ha come titolo: Connessi o disconnessi? Il commercio globale, la logistica, l’industria, il lavoro: l’Italia e le sfide del mondo post Covid. La domanda del titolo non è banale: siamo connessi, integrati nel mercato globale di oggi ed in quello che avremo dopo il Covid? Leggi tutta la notizia
Fonte: SHIP2SHORE