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24 Nov 2015
La metà quasi esatta, arrotondando per difetto. La cifra scritta sui contratti di servizio che le principali compagnie al mondo stanno stipulando con i clienti in questi giorni, è di 600 dollari a contenitore.
Questo è il valore della rata di nolo che i grandi carrier garantiscono a chi stipula un accordo per lungo tempo e per spedire tanta merce, così da poter riempire le navi sempre più vuote soprattutto sulla rotta dall’Asia all’Europa. È il break even che le compagnie hanno fissato per il 2016 e vuol dire che con 600 dollari a contenitore c’è almeno il pareggio nei conti del viaggio da Shanghai a Genova. L’armatore deve affrontare diverse uscite che, semplificando molto, incidono per un terzo rispettivamente: l’ammortamento della nave, il costo per farla navigare (equipaggio ed assicurazioni) e il bunker, in buona sostanza il carburante. Quando non si riescono a coprire questi costi, la nave viene fermata: tenerla in porto costa meno che farla navigare. Nessuna compagnia rivela il costo di un viaggio sulla rotta Asia Europa, ma un operatore spiega: «Quando vedo che il trasporto dall’Asia al Mediterraneo viene venduto a 1.500 dollari, comincio a preoccuparci». In questa cifra è compreso il nolo marittimo attuale, 315 dollari, e il costo del trasporto dal porto di Genova a Milano, il mercato di riferimento: il trasporto sul tir costa 800 dollari: percorrere 150 chilometri costa quasi il doppio che farne 10 mila. E la prospettiva non è buona, dal punto di vista dell’armatore: «Nei prossimi due anni aumenteranno anche i costi operativi soprattutto per la manutenzione e il rialzo delle paghe dei marittimi» scrive nell’ultimo rapporto rilasciato ieri l’analista Drewry. Dopo due anni di tagli ovunque, dal l’anno prossimo i costi saliranno, mentre i noli continueranno a scendere. E gli spazi di manovra sono limitatissimi. La soluzione è il continuo consolidamento del settore: ieri la linea francese Cma Cgm, la terza al mondo, ha annunciato di essere in trattativa per acquisire gli asiatici di Apl, una delle prime 20 compagnie al mondo. Tra alleanze e fusioni, si spera di poter gestire meglio le navi e riempirle.
«Il mercato crescerà del 3% nel 2015, raggiungendo i 175 milioni di teu» scrive Banchero Costa che monitora costantemente il mercato, premettendo però che nei 5 anni appena passati, l’incremento è stato del 7%. Poca domanda, troppa offerta: eppure le compagnie continuano ad ordinare mega navi. La strategia è far uscire dal mercato più operatori possibile: i 600 dollari simbolo dei noli del 2016, potranno reggerli solamente i grandi. Oggi la maggior parte delle compagnie sono in rosso e solo Maersk Line riesce a ottenere profitti con una politica di taglio dei costi molto attenta. «Ma non è tutto così negativo - spiega Augusto Cosulich, agente di colossi dello shipping come i cinesi di Cosco e i turchi di Arkas - Un po’ di ripresa c’è e le demolizioni potrebbero tagliare quell’eccesso di capacità che sta uccidendo il mercato». Leggi tutta la notizia
Fonte: THE MEDI TELEGRAPH